Dazi Usa insostenibili: Confindustria Veneto Est teme contraccolpi pesanti

Consolidare la presenza nei Paesi già serviti e, al contempo, diversificare i mercati di sbocco. Per più di sei aziende su dieci del Veneto orientale (63,4%), otto su dieci tra quelle a media intensità di export, è questa la strategia chiave da adottare nel prossimo biennio, alla luce di incertezza e dazi che colpiscono fiducia ed export .Per il 63,4% delle imprese, quindi, consolidare i presidiati e aprire nuovi mercati è la risposta al neo-protezionismo.
"Da un'insensata guerra commerciale i rischi sono quelli di meno crescita e più inflazione per tutti - afferma Paola Carron, presidente di Confindustria Veneto est - Bisogna proseguire il negoziato per un accordo equo e reciproco e difendere ad ogni costo la competitività dell'industria, anche con compensazioni ed eliminando i 'dazi interni'". Uno scenario già complesso, aggravato dal conflitto in Medio Oriente, che oltre agli effetti su costo dell'energia (in risalita) e svalutazione del dollaro, che sommata a dazi Usa al 30% porterebbe la barriera totale all'export sopra il 40%, rende incerto il boom di vendite made in Veneto in aree emergenti come il Golfo, rileva un'analisi di Confindustria Veneto Est. Pur mantenendo un solido ancoraggio al mercato Ue a 27 (60,2% del totale) e agli Stati Uniti, primo sbocco di riferimento extra-Ue che assorbe circa il 9% dell'export (3,3 miliardi, con un surplus di 2,2), nel 2024, tra i primi mercati per crescita percentuale delle esportazioni, vi sono Emirati Arabi Uniti (+33,2%), Arabia Saudita (+20,1%), Israele (+11,4%), Brasile (+12%), Messico (+6,8%), Algeria (+9,8%), Libia (+22,8%). (ANSA).