Economia di Redazione , 11/07/2023 5:13

Confapi, festa delle Pmi in Prato della Valle: "Avanti con l'autonomia differenziata"

Zaia riceve gallo dai Goliardi
Zaia riceve gallo dai Goliardi

“Se i mutamenti mettono inevitabilmente di fronte a problemi sconosciuti, dobbiamo però saperne cogliere anche le straordinarie opportunità. Mai deve venir meno la forza per guardare al futuro con ottimismo, anche nei momenti peggiori”. 
La riflessione del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia è, in fondo, la chiosa più adatta per inquadrare lo spirito che ha animato “Confapi Summer Night”, ritrovo estivo che ha richiamato più di 400 dell’Associazione padovana, nella spettacolare cornice delle terrazze panoramiche dell’Ex Foro Boario di Prato della Valle. 
Tanti e prestigiosi gli ospiti sul palco. Ad aprire la parte pubblica dell’incontro, dopo il saluto del Presidente di Confapi Padova Carlo Valerio e del direttore Davide D’Onofrio, è stato don Dante Carraro - direttore del CUAMM - che raccontato l’avanzamento del progetto di assistenza ai rifugiati ucraini, portato avanti anche con il contributo degli imprenditori dell’Associazione. 

LA BATTAGLIA PER L’AUTONOMIA Fabbrica Padova, centro studi dell’Associazione delle piccole e medie imprese, con l’occasione ha preso in esame il dato che meglio testimonia l’urgenza della riforma, quello relativo al residuo fiscale saldo tra spese ed entrate del settore pubblico riferite a ciascuna regione, arrivando a stimare come il mancato federalismo costi al territorio padovano circa 3,6 miliardi l’anno. Ebbene, in base ai dati messi a disposizione dall’Agenzia per la Coesione Territoriale e dal portale per l’autonomia della Regione Veneto, nel periodo 2015-2019, il residuo fiscale medio del Veneto è pari a -18,7 miliardi (-3.819 euro pro capite). Un dato, quello pro capite, che consente di circoscrivere e calcolare l’impatto anche per il territorio padovano e i suoi 938 mila abitanti: è pari a 3,58 miliardi, circa il 12% del Pil provinciale. In altri termini, il reddito “disponibile” sul territorio si riduce del 12% rispetto a quello prodotto, per l’intervento del sistema redistributivo (implicito ed esplicito) del sistema pubblico, misurato appunto dal residuo fiscale.
Un tema cruciale per il PresidenteLuca Zaia: “L’autonomia è una scelta di modernità per questo Paese, in linea con la costituzione, prova ne sia che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha controfirmato il disegno di legge del Governo. Lo ribadiamo oggi, di fronte alla platea delle piccole e media industrie rappresentate da Confapi: sono la spina dorsale dell’economia del Veneto, che ha il dovere di ringraziarle”, ha ribadito il governatore, protagonista di un simpatico siparietto con i Goliardi dell’Università di Padova, che gli hanno consegnato un gallo, del nero d’avola e dei toscanelli, accennandogli anche un pezzo della canzone popolare siciliana Ciuri Ciuri.

“Il segno negativo significa che le somme versate dai residenti e dalle attività della regione sono superiori a quanto verrà restituito dallo Stato in termini di benefici ricevuti: paghiamo di più di quanto ci viene restituito - rimarca il presidente di Confapi Padova Carlo Valerio -. Ovviamente questo non significa che, una volta attuata concretamente la riforma, tutto tornerà indietro alle casse di chi, attualmente, versa più di quanto riceve. Significa, però, che andranno trovati equilibri diversi e che l’impegno delle amministrazioni regionali sarà quello di “fare meglio” con le risorse a disposizione, utilizzandole in modo più efficace. Se, oggi, esistono due velocità tra le regioni italiane, e se negli anni le disparità sono aumentate invece di diminuire, significa che occorre intervenire su questa situazione. Ma è necessario che tale redistribuzione sia conosciuta, controllata e quantificata attentamente, affinché sia possibile esprimere valutazioni sulla sua congruità ed equità”. 

INFLAZIONE COLPA DELLE INDUSTRIE? I DATI DICONO CHE NON È COSÌ È stata anche un’occasione per riflettere su un tema particolarmente caldo. La tesi targata Bce, ed espressa pubblicamente dalla presidente Christine Lagard, per la quale l’inflazione ha origine dai profitti delle aziende - che avrebbero cavalcato con i loro prezzi di vendita i rincari di gas e di elettricità in maniera superiore ai costi, ostacolando così la loro discesa e stimolando un prolungamento della stagione di tassi di interessi più alti - non si può applicare alla situazione italiana. A confutarla sono i dati elaborati da Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, sulla base dei rilievi statistici dell’Istat sulla competitività dei settori produttivi, contenuti nel recente Rapporto 2023. Nello specifico, sono presi in considerazione la dinamica dei profitti unitari in Italia, molto più bassa rispetto alla media europea, e l’andamento dei prezzi alla produzione, ovvero l’indice che misura le variazioni nel tempo dei prezzi che si formano nel primo stadio di commercializzazione, misurando le transazioni reali tra imprese. Nella manifattura la riduzione dei margini di profitto delle imprese nel 2022 è stata più marcata rispetto al 2021 (-1,4 contro -0,3%), a seguito del combinarsi dell’accelerazione dei costi intermedi unitari (+17,9%) e di un aumento del Clup, ovvero del costo del lavoro per unità di prodotto (+5,2%), a sua volta scaturito da un rimbalzo del costo del lavoro unitario (+2,5%) e da una diminuzione della produttività (-2,7%). E a maggio 2023 i prezzi alla produzione dell’industria sono diminuiti del 2,3% su base mensile e del 4,3% su base annua. Nello specifico, sul mercato interno i prezzi calano del 3,1% rispetto ad aprile e del 6,8% su base annua (da -3,5% del mese precedente).

“Tutti si attendono una riduzione dei prezzi, e io sono convinto che ci sarà, ma nei vari anelli della catena si sta aspettando che a fare la prima mossa siano gli altri. E tuttavia, la persistente spinta inflattiva non può certo essere imputato all’industria, che, al contrario, ha dovuto assorbire gli aumenti e sopperire alla mancanza di politica comune, che ha portato a una carenza endemica di materie prime e prodotti in tanti settori - ha sottolineato il Presidente Valerio -. L’accelerazione dei prezzi è invece situata a valle, in altri anelli della catena, e riguarda la commercializzazione dei prodotti. Ma è importante che l’effetto benefico della discesa dei prezzi non venga vanificato dall’aumento dei tassi”.

L’erosione dei margini nella manifattura può rallentare la crescita degli investimenti in Italia, perché riduce la capacità di autofinanziamento delle imprese. A ciò si aggiunge che le disponibilità liquide sono in calo e il credito bancario si riduce. “E la Bce ha appena deciso un +0,25% dei tassi d’interesse, ne preannuncia un altro a luglio e programma un + 1% nell’arco dell’intero 2023. Ma questo colpisce di meno le grandi imprese, che al momento riescono a finanziarsi con crediti al 4,5%, e di più le piccole e medie, a cui tocca chiedere prestiti con un tasso del 7% e oltre - ha rimarcato il Presidente Camisa chiudendo i lavori -. Le Pmi non fanno finanza come le grandi e non godono dei loro privilegi, pensano solo a lavorare e creano sviluppo e occupazione. Per questo dovrebbero essere soltanto ringraziate”.