Cronaca di Redazione , 06/09/2025 8:02

CGIA | Irpef in Veneto, Padova la più tassata: media di 6.098 euro a contribuente nel 2023

Tasse
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Padova si conferma la provincia veneta con il prelievo Irpef medio più elevato. Secondo l’Ufficio studi della CGIA, che ha elaborato i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2023 i contribuenti padovani hanno versato in media 6.098 euro di Irpef netta. Seguono Treviso (5.701 euro), Vicenza (5.634), Verona (5.583) e Venezia (5.431). I meno “tartassati” sono risultati i cittadini di Belluno (5.232) e Rovigo (4.718). La media regionale si attesta a 5.630 euro.

Un quadro che riflette l’andamento dei redditi: Padova è infatti anche la provincia più “ricca” del Veneto, con un reddito medio complessivo pari a 27.113 euro. Alle sue spalle Vicenza (26.263), Treviso (26.172), Verona (25.792) e Venezia (25.498). Come sottolinea la CGIA, laddove il prelievo Irpef è più pesante, solitamente corrisponde anche una maggiore offerta di servizi pubblici, dai trasporti alla cultura.

DISTANZA ENORME CON IL MERIDIONE La distanza con il Mezzogiorno resta marcata. Tra le 107 province italiane monitorate, la prima del Sud per livello di prelievo e di reddito medio è Cagliari, solo 25ª e 46ª nella classifica nazionale. Ancora più significativo il dato sui contribuenti che dichiarano un reddito inferiore alla media nazionale (24.830 euro): se in Italia sono il 65,9%, al Sud e nelle Isole la quota supera il 70%, con la Calabria fanalino di coda (77,7%). In Veneto la percentuale si ferma al 63,5%, pari a 2,39 milioni di persone.

IN VENETO OLTRE 3,7 MILIONI DI CONTRIBUENTI Nella regione i contribuenti Irpef sono più di 3,7 milioni: 2,1 milioni lavoratori dipendenti, 1,2 milioni pensionati, 146.500 autonomi e 191.500 con altri redditi. Verona è la provincia con il numero più alto di dichiaranti (721.821), seguita da Padova (711.543), Treviso (674.300), Vicenza (659.252) e Venezia (653.537). Chiudono Rovigo (180.739) e Belluno (164.941).

PRESSIONE FISCALE: UN AUMENTO “STATISTICO” Il Documento di Economia e Finanza 2025 stima una pressione fiscale al 42,7%, in lieve crescita rispetto al 2024 (+0,1%). Tuttavia, spiega la CGIA, si tratta in buona parte di un effetto contabile: la sostituzione della decontribuzione per i lavoratori dipendenti con il nuovo “bonus” Irpef per i redditi bassi ha infatti trasformato un mancato gettito in maggiore spesa, appesantendo il dato complessivo. Senza questo effetto, la pressione scenderebbe al 42,5%. L’aumento della pressione non è quindi legato a nuove tasse, ma a fattori economici e a modifiche legislative. Tra questi, la crescita delle retribuzioni grazie ai rinnovi contrattuali, gli arretrati nel pubblico impiego e l’aumento degli occupati, che hanno spinto al rialzo Irpef e contributi.

IMPATTO LIMITATO DELLE NUOVE IMPOSTE Gli inasprimenti fiscali introdotti negli ultimi due anni hanno avuto effetti marginali sulla pressione complessiva. Tra le misure più rilevanti: l’aumento delle imposte su tabacchi e alcuni prodotti di largo consumo, la nuova tassazione sulle cripto-attività e la riduzione delle detrazioni per ristrutturazioni ed efficienza energetica dal 2025.