Economia di Redazione , 09/08/2025 9:50

VIDEO | Cgia: "Nel 2024 le imprese venete non hanno incassato un miliardo di euro dallo Stato"

Nel 2024 le imprese venete hanno perso tra 800 milioni e 1 miliardo di euro a causa dei mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione, in gran parte per commesse con enti pubblici del Mezzogiorno. Secondo le stime dell’Ufficio studi CGIA, elaborate sui dati del Ministero dell’Economia, a livello nazionale i fornitori privati hanno presentato alla PA richieste di pagamento per 198 miliardi di euro. Entro marzo 2025 ne sono stati saldati 189,85 miliardi, lasciando insoluti 8,15 miliardi. Un “buco” che in Veneto colpisce soprattutto le aziende impegnate nei rapporti con amministrazioni locali e società pubbliche del Sud.

Il problema non riguarda solo i dazi imposti a livello internazionale, ma anche ostacoli interni che frenano lo sviluppo economico. Se in Veneto i tempi di pagamento sono migliorati negli ultimi anni, con molte amministrazioni che saldano le fatture ben prima dei termini di legge, nel Mezzogiorno persistono ritardi ingiustificati e mancato rispetto degli impegni contrattuali. I dati Eurostat confermano che l’Italia resta fanalino di coda in Europa: lo stock dei debiti commerciali della PA nel 2024 ammonta a 58,7 miliardi di euro, pari al 2,7% del Pil, la percentuale più alta dell’Unione. Seguono Germania (1,8%), Francia (1,5%) e Spagna (0,7%), con una media europea dell’1,6%.

C’è un dato positivo: per la prima volta dal 2013, grazie ai vincoli imposti dal PNRR e alla Piattaforma dei Crediti Commerciali, i tempi medi di pagamento della PA sono scesi sotto i 30 giorni. Tuttavia, la CGIA segnala due pratiche scorrette diffuse. La prima consiste nel saldare rapidamente le fatture di importo elevato per rispettare l’Indice di ‘Tempestività dei Pagamenti’, ritardando invece quelle di valore più basso, penalizzando così le microimprese. La seconda riguarda l’abitudine di alcuni funzionari pubblici di decidere quando i fornitori possono emettere fattura: solo quando l’ente ha la liquidità per pagarla, garantendo formalmente il rispetto dei termini ma aggirando lo spirito della legge.

Per superare una criticità che mina la solidità finanziaria di migliaia di piccole e medie imprese, la CGIA propone una soluzione netta: introdurre per legge la compensazione diretta e universale tra i crediti certi, liquidi ed esigibili verso la PA e i debiti fiscali o contributivi delle aziende. Intanto, restano casi eclatanti di ritardi pesanti: la RAP di Palermo e l’Azienda Sanitaria di Crotone hanno pagato nel 2024 con 88 giorni di ritardo rispetto ai termini; il Comune di Cosenza con 57; l’ATAC di Roma con 48; l’AMAT di Palermo con 45; l’ANAS con 15 giorni oltre i limiti. Preoccupano anche i dati 2025 del Gestore dei Servizi Energetici, con pagamenti avvenuti fino a 16 giorni dopo la scadenza, e i ritardi medi di 13 giorni registrati da ministeri come Lavoro e Salute.