Dazi, il Veneto rischia 2 miliardi: colpita l’export di qualità verso gli Stati Uniti

Scattano il 7 agosto i nuovi dazi USA al 15% e per il Veneto si profilano conseguenze pesanti: secondo la CGIA di Mestre, l’impatto potenziale supera i 2 miliardi di euro l’anno tra mancate esportazioni, calo dei margini di profitto, possibili licenziamenti e spostamento delle produzioni.
Nonostante la flessione del 3,8% nelle esportazioni verso gli USA nel primo semestre 2024 (pari a 291 milioni di euro in meno rispetto al 2023), la regione resta fortemente legata al mercato americano, dove l’anno scorso ha esportato merci per 7,3 miliardi di euro.
MA IL VENETO PUO' REGGERE L'URTO? L’ottimismo degli analisti CGIA si basa sulla qualità delle produzioni venete: il 92% dei prodotti venduti negli Stati Uniti è di fascia medio-alta, rivolto a clienti con redditi elevati, tendenzialmente meno sensibili all’aumento dei prezzi. Secondo Bankitalia, le imprese italiane attive in USA ricavano in media il 5,5% del loro fatturato da quel mercato, con margini operativi medi attorno al 10%. C'è quindi lo spazio per assorbire l’impatto dei dazi riducendo leggermente i profitti senza aumentare i prezzi finali.
RISCHIO SVALUTAZIONE DEL DOLLARO E CONTROMISURE GLOBALI Lo scenario potrebbe però peggiorare se la guerra commerciale avviata da Trump dovesse causare una svalutazione del dollaro e una reazione a catena sui mercati internazionali, con un impatto su domanda globale e finanza. Intanto, il Veneto attende di conoscere quali prodotti saranno esclusi dai dazi, nella speranza di limitare i danni al sistema produttivo regionale.