Cronaca di Redazione , 15/07/2025 11:40

Legambiente Veneto: Rinvio blocco Euro 5 Diesel, un colpo alla salute dei cittadini

Un diesel euro 5
Un diesel euro 5

Legambiente Veneto esprime forte preoccupazione in merito all'approvazione, da parte delle Commissioni Ambiente e Trasporti della Camera, dell'emendamento al Decreto Legge Infrastrutture che posticipa al 1° ottobre 2026 lo stop alla circolazione dei veicoli diesel Euro 5 (N1, N2 e N3) nelle aree urbane con più di 100.000 abitanti di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Una decisione che, a nostro avviso, rappresenta un passo indietro significativo nella lotta all'inquinamento atmosferico.

È fondamentale ricordare che la limitazione della circolazione per i veicoli Euro 5 diesel era stata stabilita fin dal 2017 nell'ambito dell'Accordo Antismog per il miglioramento della qualità dell'aria nel Bacino Padano, siglato dalle stesse Regioni interessate e dal Ministero dell'Ambiente. Questo accordo prevedeva un'estensione progressiva delle limitazioni, includendo gli Euro 5 entro il 1° ottobre 2025. Una data, peraltro, riconfermata anche dal Governo Meloni con il Decreto Legge n. 121 del 12 settembre 2023.

"È inaccettabile che si cerchi di dipingere le restrizioni agli Euro 5 come una decisione dell'Europa, del Green Deal o addirittura degli ambientalisti, quando la misura è frutto di accordi e pianificazioni ben definite a livello nazionale e regionale, dovute alla necessità di migliorare la qualità dell'aria, da decenni così pessima in pianura padana da causare migliaia di morti premature ogni anno e ingenti costi per la sanità pubblica" dichiara Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto. "Chi canta vittoria per questo poco edificante emendamento sconfessa la politica regionale degli ultimi dieci anni, genera ulteriore confusione e soprattutto sbeffeggia e danneggia quei cittadini che fino ad oggi hanno rispettato i dettami di Regioni e Ministero, investendo risorse proprie per sostituire i veicoli più inquinanti".

Un'ulteriore criticità emersa con l'emendamento è la restrizione delle aree interessate dal blocco: solo i Comuni con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti, anziché i 30.000 precedentemente previsti dall'accordo Antismog. Nel contesto veneto, ciò significa che solo i capoluoghi di provincia, e nemmeno tutti, saranno coinvolti, lasciando escluse numerose realtà urbane che contribuiscono al problema dell'inquinamento. Una scelta che stupisce perché denota una incomprensibile scarsa conoscenza della conformazione del territorio e dei flussi di spostamento della pianura padana.  A ciò si aggiunge la possibilità, per le Regioni, di evitare il blocco se adottano misure compensative per ridurre le emissioni. Se da un lato l'idea di misure alternative è condivisibile, dall'altro il rischio è quello di un "Far West normativo", con interventi disorganici e differenziati che non garantirebbero un approccio uniforme ed efficace alla qualità dell'aria nell'intero Bacino Padano. 

"La salute dei cittadini del Bacino Padano è a rischio, con circa 50.000 morti premature all'anno dovute alla scarsa qualità dell'aria. Di fronte a questa emergenza, ci saremmo aspettati emendamenti per generare investimenti significativi per un trasporto pubblico efficiente e capillare e per sostenere famiglie e imprese nella transizione verso mezzi a zero emissioni, con incentivi concreti e accessibili," conclude Lazzaro. "Invece, si preferisce destinare ingenti risorse a progetti come il Ponte sullo Stretto di Messina, mentre le spese per la tutela della salute ricadono sui singoli. Chiediamo trasparenza e coerenza nelle politiche ambientali, per tutelare davvero la salute dei cittadini e non scaricare responsabilità che sono ben precise e che il Governo dovrebbe assumersi, senza permettere alla propria maggioranza di buttare la palla in tribuna."