Cronaca di Redazione , 01/07/2025 9:13

BORGORICCO | Non sapevano che il loro appartamento era sede di un'azienda fittizia: il caso

Borgoricco, dentro l’azienda fantasma
Borgoricco, dentro l'azienda fantasma

Un controllo di routine del reparto Sicurezza Urbana della Polizia Locale della Federazione ha portato alla luce un caso emblematico del fenomeno delle "ditte fantasma". Gli agenti, recatisi in via Roma a Borgoricco all'indirizzo indicato come sede di un'azienda di abbigliamento di proprietà cinese, hanno trovato invece un normale appartamento abitato da una famiglia, completamente ignara della presunta attività imprenditoriale registrata al loro indirizzo.

L'intervento, programmato nell'ambito dei controlli periodici sulle attività commerciali del territorio, aveva l'obiettivo di verificare il rispetto delle normative di sicurezza e delle condizioni lavorative presso quello che doveva essere un laboratorio tessile. La sorpresa degli agenti è stata totale quando, suonando al citofono, si sono trovati di fronte una famiglia residente che non aveva alcuna cognizione dell'esistenza di un'azienda intestata al loro indirizzo.
I proprietari dell'appartamento hanno dichiarato di non aver mai autorizzato l'utilizzo del loro domicilio come sede aziendale e di non conoscere il titolare della ditta. La famiglia, anch'essa di origine cinese, ha collaborato pienamente con le autorità per chiarire l'accaduto.

La titolare dell'azienda fittizia è stata immediatamente segnalata alla Camera di Commercio per aver fornito false attestazioni riguardo l'apertura e la localizzazione dell'attività imprenditoriale. La segnalazione comporterà l'avvio di un procedimento amministrativo che potrebbe portare alla cancellazione della ditta dal registro delle imprese e all'applicazione di sanzioni.
Le indagini, coordinate dalla Polizia Locale, sono tuttora in corso per determinare le esatte dinamiche dell'accaduto e verificare se si tratti di un caso isolato o di un fenomeno più ampio. Gli investigatori stanno analizzando la documentazione presentata al momento della registrazione aziendale e i movimenti finanziari collegati all'attività. La titolare della ditta ha inoltre attestato falsamente di essere residente a Borgoricco, mentre in realtà risulta abitare in provincia di Brescia, a Leno.

Questo episodio si inserisce nel più ampio fenomeno delle cosiddette "ditte apri e chiudi", particolarmente diffuso nel settore tessile e spesso associato alla comunità imprenditoriale cinese. Si tratta di aziende che vengono registrate formalmente ma che in realtà non svolgono alcuna attività produttiva reale, o che operano in condizioni completamente diverse da quelle dichiarate. “Le motivazioni alla base di questo sistema sono molteplici – spiega il Comandante Antonio Paolocci - In alcuni casi, le ditte fantasma vengono utilizzate per ottenere documenti necessari per permessi di soggiorno o per accedere a contributi e agevolazioni fiscali. In altri, servono come scatole vuote per operazioni di riciclaggio o per eludere controlli sulla sicurezza sul lavoro e sulle condizioni degli operai”.

Il settore dell'abbigliamento, caratterizzato da una forte concorrenza e da margini spesso ridotti, si presta particolarmente a questo tipo di irregolarità. La facilità di registrazione di nuove imprese, combinata con controlli spesso insufficienti, ha favorito la proliferazione di queste attività fittizie. La Polizia Locale della Federazione ha intensificato negli ultimi anni i controlli per contrastare questo fenomeno, che danneggia sia la concorrenza leale sia la sicurezza dei lavoratori, spesso impiegati in condizioni precarie in laboratori non autorizzati situati altrove rispetto agli indirizzi ufficiali. L'episodio odierno dimostra l'importanza di verifiche approfondite e della collaborazione tra diversi enti per garantire la legalità e la trasparenza nel tessuto imprenditoriale locale.