POLEMICA | Dura critica di Acli Padova alla zona rossa: Riporta l'Arcella indietro nel tempo

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di Acli Padova sulla zona rossa:
La zona rossa, che in questi giorni sta diventando famosa nei mass media, istituita dal prefetto a Padova, nel quartiere, Arcella, il più popoloso di tutta Padova, sta riportando questo quartiere indietro nel tempo, di quando era considerato solo un quartiere dormitorio o, peggio, un ghetto.
La zona rossa è palpabile, visiva, si può quasi toccare, perfetta per chi vive di slogan e della paura della gente.
La zona rossa arriva proprio in un momento nel quale si stanno programmando incontri di informazione sul quesito n. 5 del Referendum, per concedere ai cittadini e alle cittadine stranieri/e di ridurre da 10 a 5 anni il tempo necessario per fare domanda di cittadinanza italiana.
Un momento strategico?
Ma chi vive l’Arcella, chi ci abita, chi ci lavora, ha un altro racconto.
Da molti anni, il quartiere dove si trova la sede del nostro Patronato Acli, è un quartiere che sta vivendo di associazionismo, di condivisione, di eventi, di aperture, di educazione, di incontri, di feste, di comunità.
È un quartiere dove si è capito che il modo più adatto per ridurre la criminalità è quello di occupare le piazze non con i militari, ma con le famiglie, con bambine e bambini, con ragazze e ragazzi, con la musica, con le associazioni che organizzano questi incontri, queste feste, queste comunità.
È un quartiere dove le scuole sono attive e dove nelle classi ci sono delle piccole Onu.
Scuole che vedono la presenza di docenti attenti e preparati e competenti e appassionati.
Scuole integrate con il territorio, dove si favorisce l’integrazione, non la divisione.
È un quartiere dove siamo presenti con i nostri servizi, CAF e Patronato, che rispondono ai bisogni di tutte le persone di ogni nazionalità che ogni giorno si rivolgono a noi.
Dove siamo presenti con il nostro ente di Formazione, l’Enaip.
Dove l’Unione Sportiva Acli ha nel territorio molte società sportive e palestre quali New Athletic, club Arcella, polisportiva Padova nord con attività sportiva rivolta dai più piccoli alla terza età, la società SJP che sta gestendo e animando la piazza Kobe Bryant con i tornei di basket, la palestra di arrampicata Intellighenzia Project.
Dove la FAP (il sindacato dei pensionati delle Acli) è protagonista di momenti di socialità importanti tra gli associati.
Dove la nostra guida spirituale, don Marco, apre le porte delle chiese, dei centri parrocchiali, per dare concretezza alle parole di papa Francesco: “il pastore deve avere l'odore delle pecore addosso”; dove tutte le 9 parrocchie del quartiere aprono, ognuna con le proprie forze e specificità, perché le criticità di risolvono facendo rivivere un quartiere, cosa che si è vista durante la cena al cavalcavia Borgomagno di domenica 25 maggio.
Un quartiere vivo, che con Arcella Bella da molti anni sta cercando di attivare progetti di comunità.
La zona rossa è sintomo di uno Stato che reprime, invece di educare e di integrare.
Diventa facile e più immediato, chiudere, militarizzare: parla alle paure della gente, alla pancia, non al pensiero. Le situazioni critiche ci sono, e sono ben conosciute dalle forze dell'ordine. Forse, allora,
servirebbero azioni mirate, precise, chiare e definite, e continuative nel tempo, non solo come slogan politico.
Diventa allora anche nostro lo slogan che in questi giorni sentiamo all'Arcella: Arcella si-cura.
Noi acliste e aclisti di Padova saremo presenti il 27 maggio, all'incontro organizzato dal sindaco Giordani al parco Milcovich, per un confronto pubblico e necessario.
Perché non basta controllare per togliere un problema ma serve far rivivere, perché il far rivivere riempie di positività.
È attraverso una comunità coesa, che vada ad abitare le piazze, gli impianti sportivi, le parrocchie, le scuole, le case comunitarie, che si sconfigge la paura e si allontana la criminalità. Con l'aiuto delle Forze dell'ordine, ma senza voler militarizzare e/o ghettizzare un quartiere.