Cronaca di Redazione , 19/03/2025 10:09

Dichiarazioni dei redditi e possibili anomalie: l’Agenzia delle Entrate invia 12mila lettere

Sportelli Agenzia delle Entrate (foto CorCom)
Sportelli Agenzia delle Entrate (foto CorCom)

L’Agenzia delle Entrate ha inviato (almeno) 12mila lettere di compliance nel padovano: segnalate presunte anomalie fiscali a titolari di partita Iva. Imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti. Le comunicazioni, basate su dati statistici, non sempre tengono conto di fattori straordinari come la pandemia, penalizzando categorie come gli autoriparatori. Associazioni di categoria come Cna e Ascom assistono gli imprenditori, che spesso accettano accordi per ridurre le somme contestate ed evitare lunghi contenziosi. Il consiglio degli esperti è rispondere tempestivamente per tutelarsi, mantenendo aperta la possibilità di ricorso.

"Nella maggior parte dei casi - commenta il presidente dell'Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin - le richieste da parte dell’Agenzia delle Entrate hanno rivelato discrepanze rispetto alle realtà aziendali. Sono già parecchie le decine di associati che hanno usufruito della nostra assistenza e hanno trovato un accordo volto a ridimensionare, talvolta anche in modo significativo, la differenza tra il dichiarato dagli imprenditori e quanto calcolato dall’Agenzia delle Entrate". Scendendo nel dettaglio, spiega Ascom, va segnalato che tre imprenditori su quattro di quelli che sono stati seguiti in queste settimane dagli uffici tributari dell'Ascom Confcommercio ha ottenuto, fatte le necessarie verifiche, una riduzione del reddito contestato e la quasi totalità degli assistiti ha accettato l’accordo perché, evidentemente, il costo ed i tempi del processo rischiano di essere più onerosi dell'accordo stesso anche se non totalmente soddisfacente. Per questo, solo una sparuta minoranza ha scelto di andare in causa. “L’approccio attraverso strumenti di compliance - spiega Stefano Traverso, responsabile dell'ufficio tributario dell'Ascom Confcommercio - sarà sempre più utilizzato dall’Agenzia delle Entrate nel rapporto col contribuente e questo se da un lato consente al contribuente stesso di dialogare con l’Agenzia delle Entrate in modo più chiaro e collaborativo, riducendo in teoria il rischio di contenziosi, dall’altro basandosi su dati medi e statistici le comunicazioni possono rivelarsi “scorrette” e sovradimensionate, il che richiede alle aziende di investire tempo e risorse nella gestione e monitoraggio costante delle proprie attività fiscali, aumentando la complessità operativa".

Comunque sia, a beneficio di tutti gli imprenditori, va detto che chi riceve una lettera di compliance da parte dell’Agenzia delle Entrate può far valere i propri diritti. «Questi atti – spiega Stefano Artuso, consigliere del Gruppo Giovani di Confcommercio Ascom Padova e avvocato tributarista specializzato nell’assistenza ad imprese e persone fisiche nel corso di verifiche e controlli fiscali – partono sempre da una richiesta documentale a cui è necessario rispondere entro i termini fissati dall'ufficio. Se non si risponde entro i termini fissati il contribuente rischia di non poter più produrre la documentazione che gli viene richiesta, compresa quella a suo favore che ha tutto il vantaggio ad esibire. Dopo la richiesta documentale l'ufficio esamina le carte e i documenti, tipicamente le fatture, i bilanci, i margini di ricarico e, se ritiene, muove una contestazione dove indica i presunti maggiori ricavi. Anche quest'atto ha dei termini stretti e specifici, che sono 30 giorni o 60, a seconda dei casi. In questi termini stretti è necessario procedere o evitare che si passi alla terza fase che è la notifica dell'avviso di accertamento, dove poi le attività da svolgere sono di fatto tipicamente quelle giudiziali". "L'atteggiamento collaborativo – conclude Artuso – è preferibile anche in ragione del fatto di risparmiare tempi e costi, fermo restando che questo contraddittorio preventivo non preclude un eventuale fase del ricorso e quindi la possibilità di andare davanti ad un giudice. Tuttavia saltare questa fase significa precludersi una possibilità a priori". I margini di difesa, insomma, ci sono, anche se ogni situazione fa caso a sé e richiede un esame attento e puntuale.