VIDEO | Condanna in primo grado di Liguori per violenza sessuale: le motivazioni della sentenza
Il consenso per quel rapporto sessuale non è mai stato manifestato dalla ragazza. E’ questo il pilastro su cui si posa la sentenza del tribunale di Teramo che ha condannato in primo grado a 3 anni e 4 mesi il calciatore del Padova Michael Liguori per violenza sessuale su una minorenne lo scorso 10 ottobre.
I fatti risalgono al 2018: un amico di Liguori, Andrea Perozzi, a sua volta condannato a 3 anni e 4 mesi, aveva organizzato un appuntamento con Michael e due ragazze all’epoca di 15 e 14 anni. In particolare Perozzi conosceva la quindicenne e le avrebbe chiesto di portare un’amica per Liguori, facendosi in qualche modo garantire che la stessa sarebbe stata disponibile nei confronti del calciatore. I quattro si sono appartati nel sottopasso della stazione di Alba Adriatica e, al termine della serata, è scattata la denuncia per violenza sessuale da parte delle due minorenni. In particolare la quattordicenne, che incontrava Liguori per la prima volta, ha dichiarato di non aver mai prestato il consenso per il rapporto sessuale né prima, in fase di organizzazione della serata, né durante la serata stessa. E che in ogni caso il consenso sarebbe potuto venire meno in ogni momento del corso del rapporto. Secondo la ricostruzione del tribunale, Liguori avrebbe percepito il disagio della ragazza cercando di tranquillizzarla senza però rinunciare a provare ad avere un rapporto con lei.
I due condannati, difesi dall’avvocato Mauro Gionni, hanno fatto ricorso in appello e puntano alla piena assoluzione. Cercheranno di dimostrare che non c’è stata violenza, che i due rapporti sono stati consenzienti. Liguori, nel frattempo, continuerà a scendere in campo così come ha fatto fino ad adesso anche dopo la pronuncia di condanna in primo grado. La Corte d’Appello della Figc ha infatti disposto che non si debba sospendere dall’attività un calciatore condannato fino a che la sentenza non sia definitiva, dunque fino alla conclusione dell’iter penale.
Nel VIDEO il servizio curato per Tg Padova