Carceri e lavoro, Marcato: "Meno recidive di reati e nuove opportunità per tessuto produttivo"

“Per i Veneti il lavoro è un valore assoluto e la nostra Regione ancora una volta si contraddistingue per una sfida di civiltà. Il progetto ‘Liberiamo le produzioni’ ha l’obiettivo di far incontrare il mondo dell'industria e dell’artigianato con le attività produttive portate avanti all'interno degli istituti di pena veneti. Una sfida ma anche l’occasione per aumentare le opportunità lavorative dei detenuti nei 9 istituti penitenziari del Veneto, complessivamente 2600, e allo stesso tempo sostenere l'economia del territorio con i benefici garantiti dalla Legge. I risultati sono andati al di là delle nostre aspettative: il lavoro dà nuovi orizzonti di vita alle persone recluse, fornendo dignità, nel pieno rispetto delle regole e della pena. Ma riducendo molto i fenomeni di recidiva del reato”.
Queste le parole dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Roberto Marcato, che oggi a Venezia ha aperto i lavori in occasione della presentazione di “Liberiamo Le produzioni – Lavoro penitenziario veneto: un’opportunità per le imprese”. Una pubblicazione - realizzata grazie al Contributo della Regione del Veneto, in collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e con l’Unione Regionale delle Camere di Commercio – che raccoglie un'accurata ricognizione delle attività e delle professionalità presenti all'interno degli Istituti penitenziari del territorio.
La mattinata ha visto la chiusura dei lavori da parte del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Ostellari, preceduto dagli interventi del presidente di Unioncamere, Antonio Santocono, del provveditore dell’Amministrazione penitenziaria del Triveneto, Rosella Santoro, del capodipartimento della stessa Amministrazione, Giovanni Russso, del Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia. Un’occasione che oltre alla presentazione specifica del catalogo da parte di Angela Venezia, Direttore Ufficio Detenuti e Trattamento, ha fornito alcune testimonianze dirette di esperienze e progetti di lavoro in carcere.
“È dimostrato – sottolinea l’assessore Marcato – che se il detenuto è sostenuto con iniziative occupazionali l’abbattimento dei casi di recidiva è del 98%. Sono dati che sottolineano come anche dal punto di vista della sicurezza della comunità sia possibile, una volta scontata la pena, formare persone pronte a reinserirsi con una professionalità. È un atto di civiltà che si coniuga con la risposta alle imprese che hanno bisogno di manodopera ma non solo. Per il tessuto produttivo, infatti, ci sono opportunità sul fronte degli sgravi fiscali e contributivi”.
La ricognizione riguarda le province venete con 7 case circondariali (in cui sono detenute le persone in attesa di giudizio o quelle condannate a pene inferiori ai cinque anni o con un residuo di pena inferiore ai cinque anni), 2 case di reclusione (istituti adibiti all’espiazione delle pene di maggiore entità) e 14 cooperative sociali.
Quest’ultime collaborano con gli istituti penitenziari svolgendo un ruolo cruciale nel percorso di reinserimento sociale di circa 300 detenuti. Sono attive in una pluralità di settori produttivi, tra i quali: gastronomia e pasticceria; assemblaggio nell’ambito dell’occhialeria, delle minuterie metalliche e plastiche, della carta, delle componenti meccaniche ed elettriche, imballaggi; legatoria e cartotecnica artigianali; cuciture e assemblaggio componenti di valigie; contact center per prenotazioni attività sanitaria; assemblaggio, verniciatura e regolazione di chitarre e bassi elettrici; fattorie sociali;
“Le professionalità – conclude Marcato - sono le più varie ma c’è anche una grande capacità di dare qualità al lavoro che viene svolto: il risultato del progetto si traduce in professionisti di alto livello. Sappiamo quanto oggi sia difficile trovare in campo occupazionale una corrispondenza tra domanda e offerta; questa è una risposta. Tutto il progetto ha la finalità di mettere al centro la persona. Come dice chiaramente la Costituzione, la pena deve essere rieducativa e deve portare al reinserimento nel tessuto sociale. Questo progetto va in questa direzione”.