Medico padovano fermato in Argentina: voleva portare con sè neonata nata da maternità surrogata
Si stavano imbarcando da Buenos Aires su un volo diretto a Parigi, ma la destinazione era l'Italia: volevano tornare a casa con una neonata, di appena 15 giorni, nata da maternità surrogata. Poco prima di salire sull'aereo, però, sono stati fermati dalle forze dell'ordine locali: per un medico padovano, oncologo, e il compagno, la giustizia federale argentina aveva appena diramato un un procedimento urgente di divieto di lasciare il Paese.
I due uomini veneti sono stati fermati con un blitz nello scalo di Ezeiza dopo che il tribunale è intervenuto col programma sulla tratta di esseri umani del ministero della Giustizia. I primi sospetti nelle autorità erano sorti due giorni prima della partenza prevista: all'aeroporto, infatti, si era presentata assieme ai due, e alla bimba, anche una giovane donna, che aveva presentato un'autorizzazione a far viaggiare il medico padovano “da solo con la bambina”. Il comportamento della madre, distaccato, e il fatto che l'uomo si fosse recato solamente una volta in Argentina (nell'estate del 2023) ha insospettito le forze dell'ordine che hanno operato il fermo dei due uomini e della giovane donna.
LA MAMMA CONTATTATA SU FACEBOOK La madre della bambina al centro del caso è stata contattata su un gruppo di Facebook. Questa, a quanto si è appreso, l'indicazione fornita dalla stessa donna alla quale, sei mesi dopo l'inizio della gravidanza, sono stati pagati circa 5.500 euro (sei milioni di pesos). La donna ha inoltre raccontato che quando aveva 18 anni aveva già donato gli ovuli, così come altre ragazze del suo quartiere nella città di Rosario che partecipavano a trattamenti del genere in cambio di denaro. Un funzionario che lavora all'indagine ha riferito al quotidiano argentino La Nacion che la giustizia sta investigando in particolare sugli intermediari. Secondo le informazioni trapelate finora, l'organizzazione che ha assunto la giovane operava con un collegamento negli Stati Uniti e comunicava con la ragazza attraverso messaggi a tempo. Gli intermediari si sono occupati dei test clinici e delle cure e hanno stipulato un'assicurazione medica per circa un anno, affittando per la donna un appartamento nel ricco quartiere di Recoleta, nella capitale argentina, fino alla data del parto. La piccola è nata il 10 ottobre scorso nel reparto di maternità della clinica svizzero-argentina della capitale.
Stando alle prime testimonianze raccolte dagli inquirenti, la consegna del compenso è avvenuta in un bar di Rosario, dove un'emissaria dell'organizzazione ha portato alla giovane una valigia con il denaro. Sabato scorso, dopo il blitz nello scalo di Ezeiza, che si è concluso nelle prime ore del mattino, il tribunale è intervenuto col programma sulla tratta di esseri umani del ministero della Giustizia, e ha interrogato la donna. La giovane madre avrebbe prima dichiarato di aver conosciuto la coppia italiana in un bar di Rosario, spiegando che avrebbe deciso di aiutare i due uomini quando questi le avevano detto che avrebbero voluto avere un figlio. Ma poi ha ammesso che aveva bisogno di soldi, che è stata contattata attraverso un gruppo Facebook e che le erano stati offerti circa 10mila euro (10 milioni di pesos). Dopo averle fatto fare vari test le hanno detto che era idonea alla gestazione per altri e le hanno fatto firmare una serie di documenti.