Processo a Turetta: "Ero geloso, litigavamo spesso. Ho fatto una cosa terribile. Vorrei sparire"
Poco dopo le 14 è ripresa l'udienza del processo a Filippo Turetta, reo confesso dell'omicidio di Giulia Cecchettin, in Corte d'Assise a Venezia.
E' il momento della difesa. L'avvocato Giovanni Caruso, legale del 23enne, ha già fatto intuire quale sarà l'obiettivo delle sue domande: “Voglio cercare di capire chi è Filippo Turetta, perché non c'è solo il fatto storico a se stante, ma c'è una compenetrazione tra persona e fatto storico”.
L'avvocato Caruso incalza il 23enne con domande personali in merito al percorso scolastico, allo sport, alla vita di tutti i giorni. Ma non solo. Gli chiede perché è lì: "Penso che sia qualcosa di giusto, un dovere verso la giustizia, ma soprattutto verso Giulia e tutte le persone colpite. E' la prima volta che Turetta ha pronunciato il nome di Giulia Cecchettin.
Alla domanda se avesse avuto prima altre fidanzate Turetta risponde: “Giulia è stata la prima. Non c'è stata nessun'altra prima. Ci siamo conosciuti quando avevo 20 anni".
L'avocato gli chiede se non si è mai chiesto perché non aveva mai avuto nessun'altra ragazza prima risponde: “Colpa del mio carattere. Sono timido, introverso, poco intraprendente, forse per quello”.
In merito alla relazione con Giulia spiega: “Ci siamo fidanzati il 22 gennaio 2022 durante il secondo anno di Università. Ci siamo conosciuti attraverso amici. Ci vedevamo molto spesso”.
La prima volta che Giulia lo ha lasciato era il 16 marzo 2023. “Mi ha lasciato perché ero troppo ossessionato e dipendente dal nostro rapporto. Questo causava pesantezza. Litigavamo spesso, ero geloso. Ma poi a fine aprile siamo tornati assieme. Ci frequentavamo anche grazie al nostro gruppo di amici. Le chiedevo di tornare assieme, era quello che desideravo. Mi ero reso conto che prima avevo sbagliato, volevo cambiare".
La seconda rottura del rapporto, voluta da Giulia, avviene a fine luglio 2023: “Mi ha lasciato perché ero troppo geloso, possessivo. Litigavamo molto. Abbiamo iniziato a vederci meno, una/due volte a settimana. 11-12 giorni su trenta. Poi sempre meno. Dopo la litigata del 26 ottobre in gelateria ci siamo visti sempre meno".
IL 7 NOVEMBRE PENSA DI UCCIDERLA L'avvocato Giovanni Caruso chiede all'imputato cosa è successo la settimana precedente all'omicidio, da martedì 7 a venerdì 10 novembre: “Come ho scritto martedì mattina abbiamo litigato per messaggio perché non mi inviava più la buonanotte. Poi ci siamo sentiti per andare a fare arrampicata in una palestra con i nostri amici. Quella sera l'ho accompagnata alla sua macchina e abbiamo litigato ancora. Poi non ricordo bene”.
Nelle memorie Filippo racconta che una sera era rimasto in macchina a pensare, sotto casa, e che lì ha iniziato a fare pensieri ingiusti e terribili. Filippo in aula racconta: “Ero arrabbiato, era un periodo difficile. Il rapporto tra me e lei (Giulia, ndr) non andava bene. Avevo perso le speranze di tornare assieme. La cosa mi creava rabbia verso di lei. La incolpavo dei miei problemi anche se non era così. Avevamo litigato tanto in quei giorni. Ho pensato di farle del male. Non volevo che uscisse con altre persone e con quelli dell'Università".
Filippo Turetta ammette di aver pensato di uccidere Giulia Cecchettin il 7 novembre 2023. “Ho capito però che era sbagliato, me ne vergono” ha scritto nelle memorie.
L'avvocato Caruso chiede all'imputato: “Perché voleva rapire Giulia?”. E Risponde: “Volevo parlarle. Volevo tenerla con me. Potevamo stare insieme solo noi due. Passare del tempo assieme, prima eventualmente di toglierle la vita, anche se non lo avevo ancora deciso”.
“Lei aveva già deciso al 100% di rapirla e ucciderla o no?” chiede l'avvocato. Il 23enne risponde: “Sì avevo pensato di farlo ma ovviamente non avevo deciso in modo sicuro. Ho fatto molti pensieri al riguardo ma c'era sempre insicurezza".
IL PRIMO COLTELLO E' PRIVO DI MACCHIE DI SANGUE Dalle indagini emerge che il primo coltello usato, quello trovato sul parcheggio di Vigonovo, quello a cui si è spezzata la lama è privo di macchie di sangue. Dall'autopsia emerge anche che le coltellate non sono riconducibili a quella lama. L'avvocato Caruso chiede a Filippo Turetta se abbia o meno colpito Giulia con quella lama, lui risponde “Non so, non ricordo”.
"Il maggior numero di coltellate credo di averle date quando lei era sul marciapiede, nella zona industriale di Fossò" aggiunge. Nella ricostruzione di quegli istanti, Turetta ha detto anche di ricordare di aver "chiuso le portiere dell'auto dall'interno" prima dell'aggressione.
L'avvocato Caruso chiede a Turetta: “Ha mai pensato al suo futuro?” e risponde: “No, ora devo pensare a questo. Devo pagare per quello che ho fatto. Almeno provare. E' il mio unico pensiero. Mi sento in colpa a pensare al futuro visto che lei non c'è più. Il mio unico pensiero è questo e basta, non penso al futuro”.
“Perchè non ha chiesto a scusa a Giulia e alla famiglia?” chiede l'avvocato al 23enne, e risponde: “Perché io penso che, non lo so. Da un punto di vista emotivo vorrei chieder scusa ma penso sia ridicolo e fuori luogo vista la grave ingiustizia che ho commesso. Sarebbero ridicole delle semplice scuse per quanto ho fatto. E' un gesto inaccettabile. Chiedere scusa penso sia ridicolo. Lo faccio per evitare ulteriore dolore ed emozioni negative da parte delle persone che soffrono per quanto successo. Non voglio portare altro dolore. Per questo non l'ho fatto. Vorrei sparire". “Mi dispiace moltissimo” conclude Filippo Turetta.
L'ultima domanda dell'avvocato Caruso: “Segue percorsi psicologici? Rispetto ad un anno fa la pensa diversamente?”. Turetta risponde: “Sì sto facendo un percorso psicologico. Giudico male ciò che ho fatto. Mi redo conto di aver provato rabbia in modo ingiusto ed eccessivo e di aver fatto prevalere questo su tutto il resto. Mi odio per questo - lo dice mentre piange -, non volevo far questo a lei. Lei era una persona meravigliosa che aveva affetto per me. Mi ha trattato meglio di quello che pensavo. Ho fatto una cosa terribile”.
Alle 15.30 sono finite le domande dell'avvocato Giovanni Caruso.
COLTELLO COMPRATO A BERLINO Seguono altre domande dei legali presenti in aula. Emerge dagli elementi di indagine che in un coltello sono state trovate tracce di sangue riconducibili a Filippo Turetta. Il 23enne ha detto che aveva acquistato un coltello a Berlino, durante la sua fuga sino in Germania, perchè pensava ad azioni autolesionistiche. "Volevo provare a colpirmi - ha risposto in udienza al suo avvocato difensore - ma poi, è vergognoso dirlo, non sono riuscito a farlo. Volevo provare sul collo, o sul cuore". L'avvocato Giovanni Caruso gli chiede se abbia provato a colpirsi e risponde: “Non ricordo. Forse avevo delle ferite superficiali". Quando gli è stato ricordato che alcune sue felpe sono state trovate con dei buchi all'altezza del torace, e che il coltello recava tracce ematiche a lui riconducibili: "ho provato, forse mi sono fatto dei taglietti, ma niente di grave. Non ricordo” conclude.
Lunedì 28 ottobre non ci sarà l'udienza. Si tornerà in aula il prossimo 25 novembre.