Cronaca di Redazione , 25/10/2024 7:31

Femminicidio Giulia, seconda udienza. Filippo Turetta è in aula: "Ero molto arrabbiato"

Cecchettin e Turetta
Cecchettin e Turetta

Filippo Turetta è in aula. Seduto sullo scranno riservato agli imputati. Sarà interrogato dal pm. Racconterà la sua verità su quanto successo la notte dell'11 novembre 2023 quando ha ucciso con 75 coltellate l'ex fidanzata, Giulia Cecchettin, tra il parcheggio di Vigonovo e la zona industriale di Fossò. “E' stato il mio avvocato (Giovanni Caruso, ndr) a consigliarmi di consegnare uno scritto con le mie memorie in merito all'accaduto. Le ho scritte in diversi momenti. Le ho scritte in particolare a inizio estate. I primi appunti a febbraio e poi in primavera".

ORE 9.30 Filippo Turetta, interrogato dal pubblico ministero Andrea Petroni, spiega: “Avevo tanti pensieri brutti in testa quando ho scritto la lista sul mio cellulare (era il 7 novembre, ndr). Volevo rapire Giulia. Ho ipotizzato di rapirla, stare un po' insieme e poi toglierle la vita. Ho anche pensato di togliermi la vita. Prima ho scritto di getto, poi ho riletto e messo in ordine quelle parti che di getto non avrei potuto scrivere". 
Ero molto arrabbiato. Provavo risentimento perché mi aveva lasciato. Volevo le cose tra me e Giulia cambiassero. Ho scritto la lista per sfogare la mia frustrazione" racconta in aula il 23enne. “Prima dell'11 novembre e dopo aver scritto la lista ho fatto l'abbonamento ad una rete VPN, ho prelevato i soldi, ho controllato alcune zone di montagna tranquille, isolate. Possibili luoghi dove andare dopo averla rapita” aggiunge.
“Su Amazon ho acquistato dello scotch e una cartina geografica dell'Italia. Nella fuga in macchina non volevo essere trovato” risponde Turetta al Pubblico Ministero. “Quando ho messo i coltelli in auto? Non ricordo precisamente, ma in quei giorni prima dell'11 novembre. Li avevo messi per togliermi la vita”.

Parla a bassa voce e con gli occhi bassi, l'imputato. Il pm, ricostruendo quando accaduto nel corso del rapimento, chiede perché aveva con sé due coltelli e Turetta risponde: “Non so bene perché proprio due. Penso per avere più sicurezza”. In merito ai sacchi neri: “A cosa servivano? Volevo liberarmi degli oggetti che avevo con me. Non mi ricordo quando l'ho pensato. Certe cose che ho scritto nella lista non mi ricordo nemmeno bene perché le ho scritte”.
Che rapporto c'è tra il badile e il rapimento, chiede il pubblico ministero Andrea Petroni al 23enne: “Non ricordo perché ho scritto del badile, era un'ipotesi. Avevo pensato di seppellirla, di occultare il corpo. Ma non ricordo bene. Sono pensieri che ho fatto mentre ipotizzavo il piano del rapimento. Ma non l'ho mai comprato”.

Filippo Turetta ha ammesso in aula di aver detto "una serie di bugie" nel primo interrogatorio con il pm Andrea Petroni. Oggi, anche alla luce dei memoriali fatti avere alle parti, ha dunque ammesso di aver premeditato l'omicidio di Giulia Cecchettin così come gli viene contestato dalla procura.  E' emerso anche che tutta la vicenda è supportata - come da indagine - da una serie di atti preparatori, alcuni dei quali non messi in atto all'ultimo momento, ad esempio l'acquisto di altro materiale.

ORE 10.15 Il pm chiede al 23enne di ricostruire la sera dell'11 novembre al centro commerciale: “Mentre ordinavo il cibo Giulia era seduta al tavolo. Mi sono girato, ci siamo guardati, ci facevamo gesti, stavamo scherzando". Il pubblico ministero gli ricorda che lui fa cenno di guardare il cellulare e che poi dice a Giulia di no e gli chiede di che scherzo stesse parlando, Turetta risponde: “Come ho scritto nelle memorie in quei momenti eravamo lontani e ho fatto questi gesti perché mi facevano ridere. Erano dei gesti per scherzare".

ORE 10.40 Filippo Turetta ha spiegato poi che l'idea del rapimento è maturata mentre accompagnava a casa Giulia Vigonovo. Fino a quel momento, ha spiegato, “ero indeciso”.
Il pm chiede al giovane: “Che epilogo si era immaginato per la fine della serata?” E risponde: “Non avevo immaginato un epilogo. Sarebbe andata come sarebbe andata”. 
E scoppia a piangere. “L'epilogo della serata sarebbe dipeso da me. Come ho scritto un po' sarebbe dipeso dalla mia indecisione sul fare una cosa del genere. Dallo stato d'animo del momento. Non ricordo che pensieri ho fatto in quel momento". 

ORE 10.50 Filippo Turetta sapeva che Giulia Cecchettin si sentiva con un altro ragazzo e ricorda che l'ex non voleva più avere una relazione con lui. “Abbiamo avuto più discussioni in merito a questi motivi - spiega in aula l'imputato -. Anche per altri. Io speravo che le cose tra me e Giulia cambiassero. Non ho mai perso la speranza. Ci vedevamo, ci scrivevamo. Quando eravamo assieme stavamo bene".

ORE 11 Il pm Andrea Petroni inizia a ricostruire quanto successo tra Vigonovo e Fossò. Mostra i rilievi dei carabinieri, le macchie di sangue all'imputato. Chiede a Filippo Turetta di spiegare l'accaduto: “Le macchie di sangue nel parcheggio? Ricordo che avevo il coltello in mano. Non mi ricordo se l'ho colpita. Ricordo che poi il coltello era rotto. Non ricordo quando, ma mentre eravamo in macchina verso Fossò devo essermi girato e devo averla colpita". 
Filippo Turetta piange ancora. “Ricordo nel corso del tragitto che si muoveva. L'ho minacciata di stare zitta. Eravamo in macchina. Ho un flashback di un colpo sulla coscia” ricorda. 

Il pm chiede: “Quando lei è accovacciato su Giulia che è per terra, cosa cambia? Perché non la ricarica in macchina?”, Turetta risponde: “Era uscita dalla macchina. Ero arrabbiato”. Il pm gli ricorda che lui è sceso dall'auto con il coltello e la colpisce. “In quel momento non sarei riuscito a caricarla in macchina. Giulia si opponeva. L'ho colpita. Volevo solo rapirla ma non era più possibile, si opponeva”. 

ORE 11.20 In merito alla fuga Turetta spiega: “Avevo già in testa di allontanarmi. Volevo scappare. Dopo aver nascosto il corpo di Giulia volevo uccidermi. Ho prima cercato un posto isolato e dopo ho iniziato a scappare in macchina. Volevo riflettere". E aggiunge: “Quando sono arrivato nel punto dove volevo uccidermi (la zona vicino al lago di Barcis, ndr) mi sono messo un sacchetto al collo ma non sono riuscito. Sono rimasto lì poco più di un'ora. Poi mi sono rimesso alla guida. Volevo andare in un posto dopo non mi potevano riconoscere”.
Nel corso della fuga Filippo Turetta è stato immortalato mentre fa rifornimento a Cortina, poi lungo le strade dell'Austria. Infine è stato bloccato dalla polizia tedesca vicino a Berlino. La fuga è durata circa una settimana.

Filippo Turetta, ricostruendo l'accaduto, aggiunge: “Mi dispiace aver scritto nelle chat quello che ho scritto. Stavamo litigando. Non mi controllavo. Ci sono cose che non pensavo veramente”.

Il pm chiede all'imputato: “Lei voleva uccidersi, lo ha espresso più volte, ma in carcere in Germania era preoccupato perché la picchiavano”. Turetta risponde: “Avevo paura del dolore fisico”.

I giorni prima dell'omicidio - a fine ottobre -, ricorda il pm, Filippo e Giulia si sono visti in una gelateria e il 23enne aveva chiesto alla ex di portargli una lista di cose che non erano andate bene nella loro relazione. “Si è vero, glie l'avevo chiesta, ma non me l'aveva mai data". Dagli elementi raccolti però emerge che lui ne fosse già in possesso perché il 9 settembre aveva fatto, di nascosto, un video della lista dopo che Giulia aveva dimenticato il cellulare nella sua auto. “Non l'avevamo mai commentata assieme e io volevo farlo. Per questo glie l'avevo chiesta di nuovo”.

ORE 11.35 Il pm fa l'ultima domanda: “Perché Giulia le ha chiesto di lasciarla in pace?” e risponde: “Nel corso di una litigata io ho detto delle cose e lei ha reagito così, ma non ricordo bene. Stavamo parlando del tradimento. Io ero molto alterato quando parlavamo di questo argomento”.

ORE 11.40 L'udienza è stata sospesa.

In aula anche Gino Cecchettin

E' la prima volta che Turetta esce dal carcere - è rinchiuso da un anno a Verona - dopo l'arresto avvenuto in Germania il 19 novembre 2023. Scortato dalla polizia penitenziaria, è vestito con pantaloni neri ed una felpa grigia con cappuccio, in mano una cartellina con alcuni documenti. Prima di sederi accanto al legali di fiducia, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, ha girato un paio di volte il capo guardandosi attorno, incrociando lo sguardo con il collegio presieduto da Stefano Manduzio, e apparentemente non notando la presenza di Gino Cecchettin.


 

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