Politica di Redazione , 19/10/2024 7:37

Nucleare e idrogeno in Italia, Brunetta propone Porto Marghera. Favorevole il ministro Fratin

Ministro Brunetta
Ministro Brunetta

È bastata la parola nucleare per accendere subito il dibattito tra favorevoli e contrari. Il tema è emerso durante il convegno Venice Hydrogen Forum, tenutosi al Mulino Stucky di Venezia. A sollevare la questione è stato Gilberto Pichetto Frattin, ministro dell’Ambiente, che ha dichiarato, parlando delle energie del futuro, che "l’unica pulita e senza emissioni è il nucleare". Sulla stessa linea Renato Brunetta, presidente della Fondazione Venezia Capitale della Sostenibilità (VSF), che ha aggiunto: "Porto Marghera è un sito che potrebbe essere utilizzato anche per questo, vista la sua vocazione industriale". Da lì si è scatenata la polemica, come riportato da Il Corriere del Veneto.

Confindustria ha accolto con favore l’apertura al nucleare, mentre ambientalisti come Gianfranco Bettin, l’ex parlamentare Andrea Ferrazzi e la Cgil si sono schierati nettamente contro. “Non ci saranno più grandi centrali nucleari, ma piccoli reattori modulari di quarta generazione, simili a quelli che Google e altre multinazionali hanno annunciato recentemente – ha spiegato il ministro – Attualmente siamo in fase di ricerca e sperimentazione, e stiamo lavorando alla definizione del quadro giuridico per essere pronti”.

Nonostante il referendum del 2011 che ha sancito l’abrogazione del nucleare in Italia, oggi la situazione è diversa, e si rende necessario affrontare l’aumento dei consumi energetici previsto nei prossimi anni. "Le rinnovabili – ha dichiarato Brunetta – hanno un valore enorme, ma non garantiscono continuità. Il futuro sarà dunque una combinazione di energie: rinnovabili, nucleare, idrogeno e biocarburanti". Brunetta ha inoltre ribadito che il nucleare è l’energia più sicura al mondo, e che Porto Marghera, un simbolo dell’industria italiana, potrebbe essere il luogo adatto per ospitare il ritorno del nucleare. Il ministro Pichetto Frattin, invece, ha evitato di soffermarsi sul luogo, concentrandosi sul tempismo: "Il compito dello Stato è regolamentare la sicurezza nei prossimi dieci anni. Nel Piano nazionale sul clima, ho previsto l’uso di piccoli reattori a partire dal 2035, e solo allora valuteremo sicurezza e convenienza economica".

Secondo Confindustria, il nucleare è l’unica strada percorribile per combinare la produzione energetica con emissioni zero. "Siamo pronti a investire nel settore – ha dichiarato Mirco Viotto, delegato di Confindustria Veneto Est – e Porto Marghera rappresenta un sito strategico. Le nuove generazioni di impianti nucleari offrono sicurezza e una produzione su scala ridotta, a vantaggio dell’economia e della comunità".

Contrari gli ambientalisti, Gianfranco Bettin ha criticato duramente: "La destra, sia locale che nazionale, vuole riportare l’industria nucleare a Marghera, un progetto regressivo e costosissimo che produrrà energia solo tra molti anni, esponendo la popolazione e l’ambiente a gravi rischi". Andrea Ferrazzi ha aggiunto: "È inaccettabile continuare a trattare Porto Marghera come una discarica per tutto ciò che è pericoloso e inquinante". Anche la Cgil, per bocca del segretario Daniele Giordano, si è opposta: "Costruire una centrale nucleare su fanghi tossici, in una laguna che rischia di essere sommersa, è una dimostrazione di incompetenza tecnica". Giordano ha invece mostrato apertura verso l’idrogeno, "a patto che il governo investa realmente nel nostro territorio".

Il convegno, organizzato da Green Hydrogen Organisation (GH2) e VSF, con il supporto di Snam, Eni ed Edison, era infatti focalizzato principalmente sull’idrogeno e sullo sviluppo di un’infrastruttura di distribuzione capace di collegare l’Europa e il Mediterraneo, passando per Venezia e il Veneto, con l’obiettivo di decarbonizzare l’economia e garantire maggiore sicurezza energetica al continente. “L’idrogeno non è direttamente un combustibile, ma un vettore che può essere distribuito attraverso i gasdotti esistenti – ha spiegato Brunetta –. Parliamo di una strategia innovativa di coesione tra le due sponde del Mediterraneo, dove la sponda Nord consuma e quella Sud produce”.

Il progetto, che rientra nel Piano Mattei, mira a trasferire gas dal Nord Africa all’Italia e, nello specifico, a Venezia e nel Veneto, per facilitare la produzione di idrogeno. Uno dei punti focali dell’incontro è stato anche come l'Europa e il Medio Oriente potrebbero collaborare su progetti legati all’idrogeno e alla decarbonizzazione.