Cronaca di Redazione , 03/09/2024 6:40

Uccise il padre con un colpo di fucile nel 2017, ora è tornato in libertà

Omicidio di Selvazzano
Omicidio di Selvazzano

Ha gettato e ripreso la propria vita nel giro di cinque anni Alberto che a soli 16 anni aveva ucciso il padre con una fucilata. Ora è già tornato un uomo libero: ha superato il periodo di messa alla prova che, dopo la condanna a 10 anni in primo grado, gli è stato concesso dalla Corte d'Appello ed ha ottenuto il timbro di estinzione del reato". 
Il ragazzo, adesso 23enne, ex promessa del tennis, è libero da oltre un anno, lavora come operaio, ed ha il casellario "libero da ogni pregiudizio" spiega l'avvocato Ernesto De Toni all'ANSA. 
Può sembrare una storia di fanta-giustizia. E' invece la dimostrazione plastica del concetto di rieducazione e reinserimento del condannato cui dev'essere finalizzata la pena, com'è scritto nella carta costituzionale. Cruciale per il percorso di Alberto, sottolinea De Toni, è stato non aver mai perso il sostegno della famiglia, la madre e la sorella, che l'hanno seguito costantemente, non mancando mai un incontro nel carcere minorile di Treviso, (dov'è stato 18 mesi), sia nella comunità di recupero delle Marche. Qui il ragazzo ha passato tre anni: si è diplomato, ha conseguito la patente, ha lavorato, ha fatto volontariato con i bambini. Al termine dei tre anni, l'equipe di l'equipe di esperti (un'assistente sociale, un pedagogo e una psicologa) ha accertato che il programma di messa alla prova è stato superato. 
Nella primavera 2023, il giovane è tornato in libertà definitivamente. A monte, naturalmente, c'era stato il lavoro del suo legale, che dialogando con giudici, operatori, e ufficio penale di esecuzione esterna aveva intuito che l'istituto della 'messa in prova' poteva essere la strada giusta. De Toni tiene però a sottolineare anche il ruolo dalla giustizia nella sua versione migliore. La presidente della Corte d'appello dei minori di Venezia, Antonella Galli, ha seguito personalmente la sfida di Alberto, alzando anche il telefono, quand'era il caso, per parlare direttamente con il ragazzo, sostenendolo, complimentandosi per diploma di scuola superiore. 

Era il pomeriggio del 24 marzo 2017 quando Alberto, sottratta una carabina dalla casa dei nonni, approfittando dell'assenza degli altri familiari, aveva freddato con un solo colpo alla nuca il papà, Enrico, 52 anni, che si stava appisolando sul divano. Un vero movente - se c'era - non è mai stato accertato.