Schianto del bus di Mestre, sotto osservazione gli pneumatici sovradimensionati VIDEO
Pneumatici troppo grandi montati per sorreggere il peso delle batterie, potrebbero essere i responsabili della rottura dello sterzo che ha causato 22 morti e 14 feriti nel tragico schianto del bus di Mestre, il 3 ottobre scorso.
E’ l’ipotesi emersa dalle perizie, che vanno avanti, con la ricerca dei motivi per i quali s’è rotto il perno dell’asse dello sterzo dell’autobus elettrico della società «La Linea» precipitato tragicamente dal cavalcavia superiore di Marghera.
La scheda tecnica del mezzo avrebbe previsto pneumatici più stretti di quelli montati.
Come mai non era così? Forse per stabilizzare il peso delle batterie sul tetto del bus?
Gli approfondimenti tecnici continuano, per far luce sul motivo per cui il conducente, il 40enne trevigiano Alberto Rizzotto anche lui morto nella strage, fino all’ultimo ha provato a frenare e sterzare invano prima del volo fatale dal cavalcavia.
I periti dell’Università di Padova incaricati della consulenza sul mezzo dal pm titolare dell’inchiesta parlano di una «improvvisa rottura dell’asta di rinvio dello sterzo», ipotizzando che «questo componente fosse già stato danneggiato in precedenza», una «rottura per fatica» che fa vagliare il problema della ruota più larga ma anche l’ipotesi di un difetto di realizzazione. Eventualità che vedrebbe la responsabilità dell’azienda produttrice del mezzo. Il Comune di Venezia, o meglio i suoi dirigenti, potrebbero essere invece chiamati a rispondere dell’inadeguatezza del guardrail dei cavalcavia. Secondo la ricostruzione del ministero delle Infrastrutture, se la barriera metallica fosse stata più resistente e non avesse avuto quell’interruzione di 2 metri, probabilmente l’autobus, che oramai andava appena a 3 km all’ora, sarebbe rimasto in carreggiata. E si sarebbe potuta evitare la strage.