Cgil: FedEx annuncia un piano di riduzione del personale, lunedì 22 sciopero anche a Padova

Il comunicato di Filt Cgil Padova: “Previsti tra i 1700 e i 2000 esuberi in tutta Europa. 200 in Italia, concentrati in poche città tra cui Padova. È già la quarta procedura di riduzione del personale aperta da FedEx nel nostro Paese a causa della sua incapacità a trovare soluzioni organizzative alle difficoltà del settore per l’assenza di un vero piano industriale: e così scaricano le proprie inefficienze su lavoratrici e lavoratori. Noi non ci stiamo!”
FedEx, una delle più grandi società di trasporto e spedizioni al mondo, ha annunciato un piano di riduzione della forza lavoro in Europa come parte delle misure in corso per ridurre i costi strutturali. I tempi previsti per l’attuazione del piano dovrebbero essere di 18 mesi, in conformità con i processi e le normative di ciascun Paese.
“Il piano – fanno sapere dalla Filt Cgil Padova – avrà un impatto tra i 1700 e i 2000 dipendenti in Europa, impiegati nelle funzioni di assistenza clienti, back office e ufficio commerciale, per la decisione da parte dell’azienda di esternalizzare alcune parti di tali attività. In Italia, l’impatto sarà di oltre 200 lavoratori, collocati in poche città, tra cui Padova. Per questo motivo, come in tutto il Paese e in Europa, anche qui a Padova, lunedì 22 luglio insieme a Fit Cisl e Uil Trasporti, anch’esse affiliate come la Filt Cgil all’ETF (Europea Transport Federation), abbiamo aderito a “Action for FedEx worker”, con uno sciopero di 24 ore e noi della Filt Cgil Padova faremo un presidio davanti alla sede padovana di FedEx, in via Inghilterra 16, che inizierà fin dalle prime luci dell’alba. E alle 11.00 faremo la CONFERENZA STAMPA.”
“Noi – conclude la nota della Filt Cgil Padova – ribadiamo la nostra netta contrarietà a quella che è ormai la quarta procedura di riduzione del personale aperta da FedEx in Italia, il segno più evidente della sua incapacità a pianificare soluzioni organizzative alle difficoltà del mercato delle spedizioni, scaricando sui dipendenti il costo dei processi di ristrutturazione a causa dell’assenza di un vero e proprio piano industriale in grado di fare crescere l’azienda. Non è accettabile che a pagare siano sempre lavoratrici e lavoratori, noi non ci stiamo e lunedì faremo sentire la nostra voce!"