Cronaca di Redazione , 18/05/2024 18:00

In Arena nel nome della pace e visita a detenuti: la giornata storica di Papa Francesco a Verona

Papa
Papa al Bentegodi

È nel nome della giustizia e della pace, che "si baceranno" come recita il Salmo 85, che Papa Francesco è arrivato a Verona per una visita pastorale annunciata e preparata da tempo della diocesi scaligera. Una promessa, come ha detto il vescovo veronese Domenico Pompili, "in questo tempo dai toni spesso drammatici, in cui si può rischiare di perdere la speranza".

Papa Francesco è partito in elicottero dal Vaticano alle 6.30, per atterrare alle 7:55 (con 5 minuti di anticipo rispetto alla tabella di marcia) nel piazzale adiacente lo stadio Bentegodi, dove è stato accolto dal vescovo e dalle autorità civili. Poi l'arrivo in piazza San Zeno dove è stato “abbracciato” dal calore di 7mila bambini. Alle 8.30 il primo incontro con i sacerdoti e i consacrati, nella Basilica di San Zeno, e alle 9.15, sul piazzale esterno alla chiesa, quello con i bambini e i ragazzi.

"Questo auguro a voi e alle vostre comunità: una 'santità capace', una fede viva che con carità audace semini il Regno di Dio in ogni situazione della vita quotidiana. E se il genio di Shakespeare si è fatto ispirare dalla bellezza di questo luogo per raccontarci le vicende tormentate di due innamorati, ostacolati dall'odio delle rispettive famiglie, noi cristiani, ispirati dal Vangelo, impegniamoci a seminare ovunque un amore più forte dell'odio e della morte. Sognatela così, Verona, come la città dell'amore. E che l'amore di Dio vi accompagni e vi benedica". Ha evocato la vicenda di Romeo e Giulietta Papa Francesco al termine del suo discorso ai sacerdoti, ai religiosi e alle religiose durante l'incontro nella Basilica di San Zeno.

"La domanda è come possiamo noi essere segno di pace nel mondo? Voi sappiate che in questo momento il mondo è in guerra. Ci sono tante guerre, sia Ucraina, Terra Santa, nell'Africa, Myanmar, tante, tante guerre. E Gesù predica la guerra o la pace? E noi cosa vogliamo fare la guerra o la pace? Cioè che dobbiamo essere un segno di pace, no? Ma se tu litighi con il compagno o la compagna di scuola, sarai un segno di pace? Non si sente bene. No, dobbiamo essere un segno di pace, condividere sempre bene, ascoltare gli altri, giocare con gli altri, ma non litigare con gli altri. Diciamolo insieme: dobbiamo essere un segno di pace, insieme". Così, rispondendo alle loro domande e formulandone altre a sua volta, papa Francesco si è rivolto ai bambini e ai ragazzi.

Alle 10 il Pontefice è arrivato in Arena per presiedere all'incontro: "Arena di Pace-Giustizia e Pace si baceranno" nell'anfiteatro romano, rispondendo ad alcune domande dei partecipanti. Oltre diecimila persone sono presenti in Arena, l'evento è stato condotto da Amadeus. Ospite anche Ligabue che ha cantato: “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”. In Arena esponenti del mondo pacifista e non-violento, impegnati in riflessioni su migrazioni, ambiente, lavoro, economia e finanza, diritti e democrazia e disarmo.

"La cultura fortemente marcata dall'individualismo rischia sempre di far sparire la dimensione della comunità, dei legami vitali che ci sostengono e ci fanno avanzare. E questa in termini politici è la radice delle dittature. E inevitabilmente produce delle conseguenze anche sul modo in cui si intende l'autorità. Chi ricopre un ruolo di responsabilità in un'istituzione politica, oppure in un'impresa o in una realtà di impegno sociale, rischia di sentirsi investito del compito di salvare gli altri come se fosse un eroe. Questo avvelena l'autorità. E questa è una delle cause della solitudine che tante persone in posizione di responsabilità confessano di sperimentare, come pure una delle ragioni per cui siamo testimoni di un crescente disimpegno" ha detto Bergoglio rispondendo a una domanda sul tema "La pace va organizzata" rivoltagli dall'afghana Mahbouba Seraj, venuta da Kabul, e da Giulia Venia del gruppo di lavoro sulla democrazia.

"Per porre fine ad ogni forma di guerra e di violenza bisogna stare a fianco dei piccoli, rispettare la loro dignità, ascoltarli e fare in modo che la loro voce possa farsi sentire senza essere filtrata. Incontrare i piccoli e condividere il loro dolore. E prendere posizione al loro fianco contro le violenze di cui sono vittime, uscendo dalla cultura dell'indifferenza e dalle sue giustificazioni" ha aggiunto il Papa.

Dopo, un grande applauso di tutta l'Arena di Verona, in piedi, e l'abbraccio con Papa Francesco, sul palco, ha salutato il discorso di pace pronunciato dai due familiari di vittime del conflitto dalla parte israeliana e da quella palestinese.

"Credo che davanti alle sofferenze di questi due fratelli, che è la sofferenza di due popoli, non si può dire nulla - ha detto il Papa -. Loro hanno avuto il coraggio di abbracciarsi. E questo non solo è coraggio, è testimonianza di volere la pace, ma anche è un progetto di futuro, abbracciarsi".

Poi il discorso finale: "La pace non sarà mai frutto della diffidenza, dei muri, delle armi puntate gli uni contro gli altri. Non seminiamo morte, distruzione, paura. Seminiamo speranza! È quello che state facendo anche voi, in questa Arena di Pace. Non smettete. Non scoraggiatevi. Non diventate spettatori della guerra cosiddetta 'inevitabile'. Come diceva il vescovo Tonino Bello: 'In piedi costruttori di pace!'".

Non meno significativa è la tappa che il Pontefice ha fatto al carcere di Montorio. Un appuntamento ricorrente delle visite di Francesco, che richiama quello del mese scorso alla Giudecca a Venezia, dove visitò il padiglione vaticano della Biennale Arte. Qui ha salutato gli agenti di Polizia Penitenziaria, i detenuti, e i volontari, e ha mangiato con loro.

“Voi mi fate bene… Voi mi fate bene… Pregate per me… Ma in bene, non in male” ha detto Francesco al termine dell'incontro con i detenuti. “Una sola volta è consentito all'uomo guardare un altro uomo dall'alto in basso. Quando lo si aiuta a rialzarsi” ha detto Papa Francesco ricevendo un grande applauso. Il Papa ha poi citato una canzone piemontese degli alpini: “L'importante non è cadere, ma non rimanere caduto"…

 "Conosciamo la situazione delle carceri, spesso sovraffollate, con conseguenti tensioni e fatiche - ha osservato il Pontefice -. Per questo voglio dirvi che vi sono vicino, e rinnovo l'appello, specialmente a quanti possono agire in questo ambito, affinché si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria".

"Seguendo le cronache del vostro istituto, con dolore ho appreso che purtroppo qui, recentemente, alcune persone, in un gesto estremo, hanno rinunciato a vivere. È un atto triste, questo, a cui solo una disperazione e un dolore insostenibili possono portare", ha continuato. Perciò, "mentre mi unisco nella preghiera alle famiglie e a tutti voi, voglio invitarvi a non cedere allo sconforto. La vita è sempre degna di essere vissuta, e c'è sempre speranza per il futuro, anche quando tutto sembra spegnersi". 

L'ultima tappa è allo stadio Bentegodi alle 15:30 (prima è passato in Vescovado dall'anziana madre del vescovo Pompili), dove Bergoglio, accolto da 31mila persone, ha celebrato la Messa per la festa di Pentecoste, dedicata soprattutto ai giovani, che è stata preceduta da un tempo di animazione e riflessione coordinato dal Centro di pastorale adolescenti e giovani dal titolo "Per fare la pace ci vuole coraggio".

Lo stesso Pontefice ha presieduto la celebrazione. Presente anche il vescovo di Verona Domenico Pompili. "Oggi celebriamo il giorno, la Pentecoste, in cui è venuto lo Spirito Santo e ci ha cambiato il cuore: ci dà il coraggio di vivere la vita cristiana" ha detto Francesco.

"Adesso ognuno di noi pensi nella propria vita - ha quindi sollecitato - tutti noi abbiamo bisogno dell'armonia, tutti noi abbiamo bisogno che lo Spirito ci dia armonia, nella nostra anima, nella famiglia, nella città, nella società, nel posto di lavoro. Il contrario dell'armonia è la guerra, è lottare uno contro l'altro". 

Il Papa ha poi lasciato Verona prima delle 18 per ripartire in elicottero alla volta del Vaticano. Terminata la messa allo stadio, il Pontefice è stato accompagnato all'antistadio dove lo attendeva il velivolo, salutato dalla folla che ha applaudito il corteo papale fino alla fine.

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