Il Presidente Mattarella nega la grazia a Walter Onichini, niente libertà anticipata VIDEO
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha respinto la richiesta di grazia nei confronti di Walter Onichini, il macellaio di Legnaro, che 10 anni fa (il 22 luglio del 2013, ndr) sparò ad un ladro di 32anni di origine albanese che si era introdotto in casa sua ferendolo gravemente.
Onichini era stato condannato in via definitiva a 4 anni, 10 mesi e 27 giorni di reclusione per tentato omicidio, sentenza diventata definitiva nel settembre 2021. Finora i ricorsi presentati dal legale Ernesto De Toni erano stati rigettati, ultimo quello della Corte di Cassazione. A fine gennaio scorso però il Tribunale di sorveglianza gli ha concesso l’affidamento in prova: è uscito dal carcere ed è tornato a casa dalla sua famiglia. E’ tornato anche a lavorare.
Sempre nel 2021 la moglie di Onchini, Sara Scolaro, aveva chiesto la grazia al presidente della Repubblica per conto del marito, detenuto al carcere Due Palazzi di Padova. Al suo appello si aggiunse anche quello del leader della Lega Matteo Salvini e del presidente del Veneto Luca Zaia.
Il ladro, Elson ’Ndreca, è stato condannato a tre anni e otto mesi per l’effrazione a casa del macellaio. E’ ancora latitante.
“Apprendiamo dai giornalisti la notizia del rigetto della domanda di grazia depositata il 17 novembre 2021 al Magistrato di Sorveglianza rimasta a Padova per oltre 9 mesi poi finalmente trasmessa al Ministro della Giustizia a Roma e della quale nessuno aveva più saputo dirci nulla – sottolinea l’avvocato De Toni -. Dal 23 gennaio di quest’anno Walter Onichini è stato ammesso all’affidamento in prova ai servizi sociali e ha potuto finalmente cercare di riprendere in mano la propria vita. Rimane l’amarezza per la palese diseguaglianza di trattamento per due persone che avevano entrambe commesso dei reati per i quali sono stati condannate, ma una fino ad allora incensurata dopo 9 anni dai fatti è finita in carcere 48 ore dopo che la sentenza era diventata definitiva e vi è rimasta per 16 mesi e l’altra, pluripregiudicata, irregolare ed espulsa dal territorio italiano, con una pena di 3 anni e otto mesi di reclusione passata in giudicato da settimane e che poteva essere arrestata quando era venuta in Tribunale a Padova per chiedere i danni e testimoniare su quanto era accaduto ma si era potuto rendere irreperibile perché non era stato tempestivamente emesso l’ordine di carcerazione”.