Cronaca di Redazione , 02/08/2023 7:23

Il prefetto Francesco Messina non ha dubbi: "Femminicidi? Il problema degli uomini"

Prefetto Francesco Messina
Prefetto Francesco Messina

Il Prefetto Francesco Messina parla di femminicidio. Un tema caro, che lo coinvolge, e che lo vede schierato dalla parte delle donne. Si dice preoccupato però per gli uomini violenti, ritiene per loro serva un percorso al fine di fargli comprendere l'errore. 

Intervistato da ‘il mattino di Padova’ parla del fenomeno in Italia. “Abbiamo strumenti importanti, procedure che gli altri Paesi ci invidiano. Serve una continua sinergia con tutti gli attori: centri anti-violenza, medici, istituzioni. Ma senza confondere i femminicidi con gli omicidi di una donna, come un fratello che uccide la sorella per l'eredità; un figlio che uccide la madre perché ha gravi problemi psichiatrici; un marito che uccide la moglie malata che vuole porre fine alla sua sofferenza. La definizione di femminicidio è chiaramente spiegata nella Convenzione di Istanbul e deve esserci la prevaricazione maschile: l'uomo che uccide la donna in quanto donna. Sottolineo che i femminicidi sono stabili negli ultimi tre anni, non ci sono aumenti nei numeri".

In merito a quanto successo il 14 luglio scorso in zona Sacra Famiglia, dove uno stalker è stato ucciso dai carabinieri dopo che ne aveva investito uno, spiega: "Penso che i carabinieri abbiano scongiurato un'aggressione fatale nei confronti della vittima. Ritengo l'intervento dei militari sia stato egregio, sia nella prima parte, quando sono intervenuti perché chiamati dalla donna; sia nella seconda quando hanno gestito la crisi. L'addestramento delle Forze dell'Ordine è essenziale. Negli anni Duemila sono stato molto coinvolto in una fase pionieristica del contrasto alla violenza di genere. Dirigevo la squadra mobile di Milano e ho partecipato a proposte normative per la qualificazione della pericolosità del reato di stalking. Abbiamo approfondito procedure di altre polizie, come quella scandinava, molto avanti in materia. Il cosiddetto "ciclo della violenza" è complesso e deve essere affrontato con grande competenza".

Messina però spiega che c'è ancora tanta strada da fare contro la violenza sulle donne: "Non basta l'azione, dobbiamo concentrarci sulla prevenzione. Dobbiamo arrivare prima del "codice rosso" e per farlo dobbiamo capire le ragioni che hanno portato all'efferatezza della violenza e, dunque, concentrare la nostra attenzione anche sul maltrattante. Non significa assolutamente sottovalutare e sminuire la pericolosità dei femminicidio o spostare l'attenzione dalle vittime. Nessuna assoluzione per l'uomo che uccide la donna, ma la prevenzione passa dai carnefici: recuperare un maltrattante significa salvare altre donne. La polizia di Stato ha realizzato il "Protocollo Zeus" che ha avuto grandi risultati e che dà al questore lo strumento dell'ammonimento: una intimazione affinché cessi il comportamento sbagliato. A questa fase di notifica segue un trattamento psicologico al quale il maltrattante deve sottoporsi per prendere coscienza della sua condizione. Ricordo che spesso gli interventi arrivano da segnalazioni di urla e rumori da parte dei vicini. Tutti dovrebbero sapere che il segnale può partire da chiunque: un vicino, un insegnante dei figli, un'amica. Queste persone possono salvare delle vite senza nessuna esposizione".

“Dopo il primo schiaffo è già tardi. La partita si vince sul piano della prevenzione e serve specializzarci sempre di più - aggiunge il Prefetto -. Persiste una sub-cultura paternalistica e maschilista. Ma per superare la questione culturale ci vuole tempo, mentre la mattanza è adesso. Ogni donna uccisa per il proprio genere è una sconfitta di tutti. Ma anche le donne devono fare la loro parte: devono spiegare ai loro figli maschi il rispetto delle donne e alle figlie femmine che devono difendersi. Naturalmente deve farlo anche un padre, ma è la donna ad essere più esposta perché non accada – come ho visto – che le stesse madri giustifico mariti e fidanzati violenti”. 

Infine conclude: “Viviamo immersi in una realtà che manda in continuazione segnali di mercificazione del corpo femminile. A questo, a volte, corrisponde un atteggiamento accondiscendente da una parte di donne. Mi sono convinto nel corso della mia vita che il rispetto verso le donne va di pari passo con il riconoscimento dell'emancipazione e della parità femminile: riconoscere alle donne il ruolo che meritano per le loro capacità, i loro studi, le loro scelte. Ma sono ottimista perché vedo donne ai vertici delle aziende e vedo il cambiamento anche nelle nostre istituzioni. Conto molto nella generazione delle giovani donne di oggi”.