Cronaca di Redazione , 24/05/2023 12:06

Dissesto idrogeologico, Bottacin: Regioni faticano a spendere soldi per colpa della legge

Gianpaolo Bottacin
Gianpaolo Bottacin

“Assisto in questi giorni al dibattito sul fatto che le Regioni siano o meno in grado di spendere i soldi relativi al dissesto idrogeologico e se sia il caso, invece, che a gestirli sia lo Stato. Penso che poco cambierebbe perché la difficoltà nello spendere i soldi in opere di difesa del suolo è collegata prevalentemente alle normative esistenti. E, lo ricordo, la competenza legislativa esclusiva, in materia ambientale è dello Stato. Lo Stato deve quindi agire per semplificare le norme, altrimenti chiunque debba spendere i soldi, sarà limitato dal ginepraio di normative che di fatto non consentono efficacia”. 
Lo scrive in una nota l'assessore all'ambiente della Regione Veneto Gianpaolo Bottacin

"D'altronde noi siamo il Paese in cui per ricostruire il ponte Morandi in tempi brevi (comunque ci sono voluti due anni) si è dovuta fare una legge che prevedeva la deroga a tutte le leggi dello Stato. Se per costruire un'opera in tempi brevi è necessario derogare a tutte le leggi esistenti, credo sia ora passata di mettere mano alle leggi ordinarie. Tanto più se le opere da realizzare sono opere salvavita. Quando accadono le calamità, viene dichiarato lo 
stato di emergenza nazionale e il capo dipartimento della protezione civile emette una ordinanza che può prevedere deroghe ad articoli di legge. L'ordinanza approvata dopo Vaia - aggiunge Bottacin - prevedeva deroghe ad articoli di ben 18 leggi e relativamente al codice ambientale deroghe a ben 100 articoli. Non sono state utilizzate tutte queste deroghe, ma è anche grazie a questo che in soli tre anni sono stati avviati più di 2000 cantieri e messo a terra un miliardo di euro di opere di difesa del suolo in Veneto. Ciò si traduce nel fatto che in questo Paese si mettono in campo opere in maniera consistente solo dopo le calamità, dimostrando che non è la capacità di fare le opere che manca, ma la possibilità di farle in tempo di pace, durante il quale i non si può derogare a nulla. In un sistema di leggi sempre più complesso e che troppo spesso perde di vista ciò che il buon senso suggerisce. Tra la salvaguardia dell'incolumità pubblica - spiega ancora Bottacin - e qualche albero nell'alveo del fiume il buon senso suggerirebbe una cosa diversa da quanto viene vincolato dalle norme. Oggi invece, tanto per fare un esempio, togliere qualche albero dall'alveo di un fiume diventa un'impresa complicatissima. Tra le varie autorizzazioni che si devono acquisire c'è ad esempio l'autorizzazione paesaggistica, che viene rilasciata dalle strutture del Ministero dei Beni Culturali. Ministero che ovviamente si occupa della sua parte, magari perdendo di vista l'obiettivo vero dell'intervento richiesto, ossia l'incolumità pubblica. È solo un esempio tra le decine che si potrebbero fare". 

E infine l'assessore aggiunge: “Proprio con questo spirito, ovvero semplificare le normative, avevo fatto approvare in Consiglio regionale, ormai qualche anno, fa una legge regionale; una legge, ovviamente subito impugnata dal governo nazionale e su cui la Corte Costituzionale ha sentenziato in maniera limpida: le regioni non possono legiferare in questo ambito perché è competenza statale. Si aggiunga poi la sindrome di Nimby, con le conseguenti azioni ostruzionistiche di comitati e amministrazioni locali. Certo legittime e da un certo punto di vista anche comprensibili, ma, come sostiene sempre il professor D'Alpaos, luminare in campo idraulico, l'acqua segue le leggi della fisica e non gli accordi politici. Per cui ci sono opere che non possono essere spostate o fatte in modo diverso da quanto indicato dai tecnici. Salvo poi pagarne le conseguenze anche in termini di vite umane. Ma fin che sarà così ci ritroveremo ancora a discutere sul perché non si riescano a spendere i soldi della difesa del suolo”.