Caro energia, a Padova in un anno bruciati due miliardi. L'allarme di Confapi
Due miliardi. Praticamente l’equivalente dei fondi europei destinati all’intero Veneto nei prossimi sette anni. O, per capirci, più di quanto il Pnrr abbia riservato alla regione per gli investimenti in infrastrutture, scuola e sanità. Solo che qui parliamo della sola Padova. E non di soldi incassati, ma spesi. Volati via. Bruciati. Di tanto è infatti aumentata la spesa in un anno per i consumi di energia elettrica nella provincia.
A fare il conto è Fabbrica Padova, il centro studi di Confapi, a partire dai dati del report statistico annuale di Terna – Rete Elettrica Nazionale SpA. Ebbene, Padova nel suo insieme (comprendendo agricoltura, industria, servizi e uso domestico) ha consumato elettricità per 5.478,2 GigaWattora (l’anno preso come riferimento è il 2019, vale a dire l’ultimo pre-Covid, che per consumi più si avvicina a quelli che avremo a fine 2022). Ipotizzando di pagarla tutta in un giorno, al prezzo di acquisto dell’8 settembre 2021 (139,39 euro al MegaWattora secondo le tariffe del PUN, Prezzo Unico Nazionale) si ha un costo di 763 milioni di euro. Un anno dopo, prendendo il PUN dell’8 settembre 2022 (costo di 504,74 euro al MegaWattora), la spesa sale a 2,765 miliardi. Con un aggravio di oltre due miliardi nell’arco di soli 12 mesi.
Ovviamente è un calcolo puramente teorico, che non considera le oscillazioni nei vari periodi dell’anno e la possibilità di bloccare le tariffe, laddove possibile, da parte degli utenti, e l’apporto delle fonti rinnovabili. Ma è un’elaborazione che rende l’idea della drammatica situazione in cui si trovano cittadini e imprese di fronte al caro bollette. E, si badi bene, si potrebbero fornire stime ancora più impressionanti risalendo indietro all’inizio del 2021, quando il costo di un MegaWattora in base al PUN era di 48,17 euro. Meno di un decimo rispetto a oggi, in poco più di un anno e mezzo.
Sono rincari che gravano in particolar modo sul sistema produttivo, considerando che circa metà del consumo energetico provinciale è tutto delle industrie (2.581,4 GWh nel 2019). E sono proprio le piccole imprese, già severamente colpite dalla pandemia, a essere più esposte agli effetti degli aumenti, con il gap rispetto alle medio-grandi che tende ad ampliarsi. Fabbrica Padova stima che circa il 15% sia a rischio stop produttivo, con conseguente perdita di posti di lavoro e quote di mercato o, nella migliore delle ipotesi, di finire preda di investitori/speculazioni internazionali, disperdendo un patrimonio che finora è stato pilastro della nostra economia.
VALERIO A “PRESA DIRETTA”: LAVORIAMO IN PERDITA Confapi Padova da tempo ha sollevato il problema facendosi portavoce delle istanze delle sue imprese. Lo ha fatto anche sui media nazionali. Il presidente dell’Associazione Carlo Valerio, ha rimarcato come il problema non sia limitato agli aumenti, ma anche al fatto che i prezzi cambiano ogni giorno. E il rincaro delle bollette si aggiunge a quello delle materie prime e a una situazione generale già precaria. “Di fatto, per rimanere sul mercato abbiamo dovuto accettare di lavorare in perdita, perché i clienti hanno firmato i contratti prima degli aumenti. C’è stato pertanto un impoverimento delle riserve finanziarie. Vale per noi e per tutte le aziende come la nostra. Chi non aveva una struttura finanziaria adeguata alle spalle ha già dovuto chiudere”.
CONFAPI AL GOVERNO: MISURE IMMEDIATE Ad aumentare l’incertezza è il quadro politico, con un Governo dimissionario e la prospettiva che prima del 2023 il nuovo esecutivo non possa affrontare di petto la questione. Intervenire è però urgente e necessario. Confapi, le sue imprese e i suoi imprenditori, chiedono con forza al Governo e a tutte le forze politiche di varare immediatamente misure di emergenza. La Confederazione delle piccole e medie industrie private ha chiesto a livello nazionale di agire a livello europeo per una sorta di Pnrr continentale sull’energia che abbia obiettivi immediati anche a medio termine. “Gli obiettivi di medio termine devono comprendere la realizzazione di infrastrutture energetiche, gassificatori, gasdotti e quant’altro riesca ad ampliare l’offerta energetica nazionale – afferma la nota diramata a livello nazionale -. Sono altresì necessari provvedimenti che consentano alle imprese di poter rateizzare le bollette energetiche anche nell’ultimo trimestre del 2022, prevedendo l’obbligo dei fornitori di concedere la rateizzazione (molti non lo stanno facendo) senza alcuna riserva o discrezionalità. O ancora, andrebbe allargata la platea dei beneficiari dei crediti d’imposta concessi alle imprese energivore considerando anche tutte quelle imprese che hanno un’incidenza maggiore del 2% a prescindere dai consumi. Per incentivare poi gli investimenti sulle energie rinnovabili sarebbe opportuno stimolare anche quelli del settore privato, attraverso crediti d’imposta, prevedendo una copertura di almeno un 30% sugli investimenti di impianti progettati per l’auto consumo o per progetti di Comunità Energetiche”.