Reddito di Cittadinanza, Confapi: Napoli riceve quasi 10 volte più dell’intero Veneto
“Uno strumento da rivedere, sarebbe meglio affidare le risorse alle imprese per assumere" ha rimarcato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia - "È inidoneo ad accompagnare all’occupazione”, ha aggiunto qualche giorno dopo l’assessore Elena Donazzan. Osservazioni relative al reddito di cittadinanza e che Confapi Padova non può non condividere, tant’è che, sin dalla sua introduzione, l’Associazione delle piccole e medie imprese non ha mai nascosto le sue perplessità sulla misura. Fabbrica Padova, il suo centro studi, ha preso in esame i numeri più aggiornati relativi all’impatto di reddito e pensione di cittadinanza, focalizzandosi sul territorio padovano e veneto.
L’osservatorio statistico Inps attesta che a marzo 2022 i percettori di rdc o pdc in Veneto erano 46.594 (di cui 9.275 a Padova), i nuclei familiari 24.389 (di cui 4.823 a Padova): in media hanno ricevuto 456,61 euro per nucleo familiare (458,66 euro a Padova), per un costo per le casse dello Stato di 11,136 milioni di euro. I percettori di rdc o pdc in Italia a marzo 2022 erano invece in tutto 2.576.950, i nuclei 1.153.220 e hanno ricevuto in media 552,84 euro ciascuno, per un totale di 637,5 milioni di euro. Ne consegue che il Veneto incide per circa l’1,75% del totale della spesa nazionale. Il presidente Zaia ha citato l’esempio di Napoli, su cui vale la pena di soffermarsi perché emblematico, in quanto spende quasi quanto l’intero Nord Italia: la provincia partenopea solo a marzo ha ricevuto infatti 105,3 milioni per rdc e pdc, con 166 mila famiglie coinvolte e 446 mila beneficiari singoli (che ricevono in media 631,88 euro al mese). In sostanza la sola provincia del capoluogo campano incassa 9 volte e mezza quanto arriva all’intero Veneto.
Fabbrica Padova ha poi considerato un altro dato: quanti dei beneficiari del reddito di cittadinanza hanno trovato un lavoro stabile. A fine 2021, a due anni e mezzo dall’introduzione della misura, l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL) ha comunicato che più di 550 mila persone hanno trovato un nuovo impiego nel periodo in cui hanno ricevuto il sussidio. In generale, nella maggior parte dei casi ci troviamo però di fronte a contratti a tempo determinato, di breve durata e limitata specializzazione. I rapporti di lavoro permanenti, tra i quali l’ANPAL considera anche i contratti di apprendistato, sono meno del 15%. Si tratterebbe, quindi, di circa 82 mila persone coinvolte. “Di fronte a queste cifre viene voglia di lanciare una provocazione, che è tale solo fino a un certo punto", afferma Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova. ”Considerando che sinora per il reddito di cittadinanza sono stati stanziati 20 miliardi, è come se ognuno degli 82 mila posti di lavoro a tempo indeterminato che sono stati creati grazie alla norma sia venuto a costare 244 mila euro. E considerando che la retribuzione lorda di un lavoratore italiano medio si attesta attorno ai 29.500 euro all’anno, possiamo arrivare ad affermare che con i 244 mila euro con cui si è arrivati ad avere un posto di lavoro se ne sarebbero potuti creare 8 e mezzo, investendo in modo più proficuo questi soldi. Quanto più utile sarebbe stato rimettere in circolo quelle risorse direttamente per favorire l’occupazione? Attenzione, noi non diciamo che lo Stato non debba occuparsi di chi è svantaggiato e non può lavorare, ma ci sembra che qui sia stata spacciata volutamente una cosa per l’altra: il reddito di cittadinanza è stato venduto come uno strumento per creare occupazione e invece non è certo così".
L’analisi del presidente di Confapi Padova tocca poi un altro punto: “Il reddito di cittadinanza, come temevamo, conferma di non andare né nella direzione del rilancio economico della nazione né, tantomeno, in quella dello sviluppo del mercato del lavoro, tant’è che uno dei suoi problemi è proprio il suo meccanismo disincentivante, che spinge casomai verso il lavoro nero. Ma c’è un’ultima considerazione che sorge spontanea, per riprendere la sottolineatura del presidente Zaia: il Veneto versa ogni anno più del 9% dei 513 miliardi complessivi di introiti delle tasse in Italia, ma in questo caso riceve, come abbiamo visto, meno dell’1,8% del finanziamento stanziato per la misura. Il confronto con altre regioni dà l’idea della sproporzione tra il contributo del Veneto alle casse dello Stato e il ritorno al territorio in termini di sussidi. Ma non è certo trasferendo risorse da chi lavora a chi non lavora che si sostiene la crescita”.