Cronaca di Redazione , 24/02/2022 10:06

Un altro chirurgo 'Made in Padova' lavora in un prestigioso ospedale di New York

Tommaso Giuliani
Tommaso Giuliani

Si chiama Tommaso Giuliani, si è laureato in medicina e chirurgia all'ospedale di Padova nel 2014, si è specializzato in chirurgia all'Istituto del pancreas di Verona e oggi lavora oltre oceano.

Con il Dottor Giuliani salgono a quota tre i chirurghi della Scuola di medicina padovana a vincere la borsa di un anno al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York. Si tratta di uno dei più prestigiosi ospedali della Grande Mela in ambito di chirurgia oncologia. Intervistato dal ‘Gazzettino’ ha raccontato: “È un grande onore, solo uno o due chirurghi vengono scelti ogni anno su scala mondiale, ed è significativo sottolineare che siamo in tre padovani ad aver ottenuto questa opportunità. Prima di me sono stati scelti Francesco Enrico D'Amico, chirurgo e ricercatore della Chirurgia epatobiliopancreatica e dei trapianti di fegato dell'Azienda ospedaliera di Padova, e Gaya Spolverata, chirurga e ricercatrice della Chirurgia generale 3 sempre dell'Azienda ospedaliera e oggi anche delegata della rettrice alle Politiche per le pari opportunità all'università”.

Al momento lavora in Spagna e tra qualche giorno partirà per gli USA: “È una posizione clinica quindi è necessario avere l'abilitazione per esercitare negli Stati Uniti, sei inserito nell'organico. Se in tre siamo stati selezionati a livello mondiale significa che abbiamo una solida preparazione. Ed è grazie alla Scuola di medicina di Padova. Il suo merito è di non aver perso la serietà: non si danno i voti per essere buoni, il livello è sempre rimasto alto in media e questo fa sì che gli studenti siano ben formati”. 

La sua speranza è quella di tornare e lavorare nell'ospedale di Padova: “Lavorare in un Paese straniero amplia gli orizzonti, sono felice di averne avuto la possibilità. Tornare mi piacerebbe molto, anzi, dirò di più: farò di tutto per tornare. L'eccellenza che ho riscontrato a Padova, confrontandomi anche con colleghi che venivano da altri ambienti universitari, è davvero rara”.