Attualità di Redazione , 05/09/2025 13:32

Sanità, fuga di personale: la Cisl lancia un sondaggio per capirne le motivazioni

Personale sanitario
Personale sanitario

La crisi del personale sanitario è ormai sotto gli occhi di tutti. Anche le Aziende sanitarie di Padova e Rovigo ne pagano le conseguenze: ospedali in affanno, turni massacranti, difficoltà crescenti nel conciliare vita e lavoro, professionisti sempre più insoddisfatti e pronti a lasciare. 
Per questo la Cisl Fp Padova Rovigo ha avviato un ampio sondaggio sul benessere del personale, rivolto a infermieri, operatori socio-sanitari, tecnici e amministrativi (5850 per l’Ulss 6 Euganea, 950 per lo Iov, 5010 l’azienda ospedaliera e 2835 per l’Ulss 5 Polesana) con l’obiettivo di analizzare le cause dell’abbandono e individuare possibili strategie di contrasto. “Non si tratta solo di un’iniziativa statistica, ma di un vero e proprio strumento di ascolto – spiega Andrea Ricci, segretario generale Cisl Fp Padova Rovigo –. Il turnover, l’abbandono della professione e la fuga verso il privato o l’estero sono il sintomo di un sistema che non regge più. Se non affrontiamo il problema, avremo un collasso progressivo della sanità pubblica”.

Il questionario, rigorosamente anonimo, tocca tutti i temi caldi: condizioni di lavoro, conciliazione vita-lavoro, qualità della turnistica, rapporti interpersonali, opportunità di crescita professionale. Ma soprattutto, indaga le cause dell’abbandono della professione: stipendi insufficienti, stress, burnout, carico di lavoro insostenibile. “Quello che emerge dalle assemblee è drammatico – sottolinea Achille Pagliaro, segretario provinciale –. Sempre più professionisti ci dicono che non vedono prospettive, che il sacrificio non è più ripagato né in termini economici né di riconoscimento. Se perdiamo capitale umano qualificato, non lo recupereremo facilmente”.

Brenda Bergo, della segreteria provinciale, aggiunge: “Siamo davanti a una questione non più rinviabile: la qualità della sanità dipende dalla qualità della vita di chi ci lavora. Non si può continuare a chiedere straordinari infiniti e flessibilità senza limiti. Bisogna ricostruire un patto di fiducia con i lavoratori”.

Fabio Turato, coordinatore sanità Padova e Rovigo, sottolinea il nodo dei giovani: “Oggi i neo-infermieri spesso resistono pochi anni nel pubblico: il sistema li brucia. La carenza di professionisti obbliga le amministrazioni a lavorare in continua emergenza aggravando il fenomeno di straining, che obbliga i ragazzi a lasciare la professione. Serve un cambio di rotta che punti sulla valorizzazione, non sull’usura”. 
E Alessandro Piovan, operatore sindacale, aggiunge: “Negli ospedali dell’Ulss 6 il malessere si traduce in continue richieste di cambi di reparto e fughe verso altre strutture”. 
Per Emiliano Bedon, “il turnover non è solo un dato: è un trauma per i reparti, che perdono esperienze e stabilità”.

Per l’Ulss 5 Polesana la situazione non è diversa, come spiega Carlo Cogo: “La carenza di personale è diventata strutturale. Non è più emergenza, è quotidianità. Bisogna intervenire prima che la sanità pubblica si svuoti”.

L’obiettivo della rilevazione non è semplicemente raccogliere doglianze dei lavoratori, ma analizzare a fondo il fenomeno nel territorio di Padova e Rovigo, per individuare soluzioni che tutelino i diritti dei lavoratori, contrastino il problema degli abbandoni e garantiscano ai cittadini il diritto a una sanità efficiente e di qualità. Anche la Regione Veneto si è mossa in questa direzione, da una parte mettendo a disposizione risorse economiche e dall’altra istituendo gruppi di lavoro regionale per trovare soluzioni organizzative, “ma a nostro parere – concordano i sindacalisti della Cisl Fp – non basta e non vorremo che le difficoltà e la necessità di rispondere alle emergenze sanitarie andassero ancora una volta a ricadere sulle spalle dei lavoratori aggravando ulteriormente la crisi di sistema. Siamo al fianco dei lavoratori con un ascolto continuo. Non accetteremo decisioni unilaterali che penalizzano i professionisti della sanità e trasformano la loro valorizzazione in una semplice misura di risparmio economico. Per questo chiediamo un confronto urgente con le aziende: servono scelte coraggiose e soluzioni concrete, non ulteriori carichi sulle spalle di chi garantisce ogni giorno il diritto alla salute dei cittadini”.