Padova e il suo futuro, Bertin (Presidente Ascom): "La parola d'ordine sarà attrattività"

"Più salari, più case, più imprese. Se vogliamo che l'Italia ritorni ad essere attrattiva dobbiamo fare in modo che queste tre cose, in verità non così difficili se c'è la volontà politica di attuarle, possano trasformarsi in realtà".
Il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova, Patrizio Bertin, il tema dell'attrattività l'aveva già posto durante il "Tutti Convocati", l'iniziativa della Confcommercio padovana che, il mese scorso, aveva riunito nella sede di piazza Bardella il governatore del Veneto, Luca Zaia; il sindaco di Padova, Sergio Giordani; la rettrice dell'Università di Padova, Daniela Mapelli ed il presidente della Camera di Commercio, Antonio Santocono.
Dunque, la parola d'ordine dev'essere "attrattività". "La stessa rettrice - continua Bertin - nel corso del nostro incontro, aveva sottolineato come l'Università si sia posta il problema di attrarre studenti internazionali ampliando il numero dei corsi di laurea in lingua inglese e, successivamente, si sia mossa per prospettare Padova come punto d'approdo per quei ricercatori che, limitati dall'amministrazione Trump, stanno valutando l'ipotesi di abbandonare gli States".
Da un lato, dunque, l'ingresso di nuovi talenti internazionali, dall'altro far ritornare i giovani italiani che hanno fatto un’esperienza all’estero. "Non solo "cervelli" - specifica il presidente di Confcommercio Veneto e Ascom Padova - ma tutti i giovani che vogliono crescere nel proprio Paese evitando così che l'esperienza all'estero si trasformi in una emigrazione definitiva. Ovvio poi che si debba evitare che altri giovani partano, altrimenti saremmo in presenza di un saldo "zero" di nessuna utilità".
Ma quanto è facile (o difficile) essere giovani oggi a Padova e provincia? Ieri ha fornito una risposta Il Sole 24 Ore al Festival dell’Economia di Trento dove è stata presentata l’edizione 2025 degli indici generazionali stilata dal quotidiano economico.
Ebbene, nella media Padova è esattamente “nella media”: 59^ su 107 province. Anche se con risultanze molto diverse. Se per contratti trasformati in tempo indeterminato e laureati Padova è nella “top 10” (esattamente decimo posto) e per la disoccupazione siamo al 13°, si scende al 63° posto per soddisfazione del proprio lavoro e (ecco confermate le preoccupazioni di Bertin) all’86° per imprenditorialità giovanile.
C’è poi la casa. Non male (29° posto) per quanto riguarda il gap degli affitti tra centro e periferia, ma si scende al 74° quando si parla di canoni di locazione.
Se il quoziente di nuzialità vede Padova al 76° posto, logica vuole che l’età media del parto assegni a Padova la posizione numero 95.
Va bene, complessivamente, lo sport (per aree sportive siamo 35esimi), meno bene per spettacoli (87esimi) e concerti (65esimi). Urge, verrebbe da dire un’Arena della Musica!
Infine qualche ulteriore nota dolente: poco inclini gli under 40 a impegnarsi nelle amministrazioni dei propri comuni (63° posto) e 35esimi per incidenti stradali notturni.
Il dato peggiore? Nella percezione di insicurezza: 98° posto! Ma vediamo di tornare all’aspetto economico: anche i dati del “Sole” confermano che serve aumentare i salari reali dei giovani che lavorano. "E' una pre-condizione rispetto a tutto il resto - ammette Bertin - anche se la correlazione col "problema casa" è evidente visto che da noi il costo dell'abitazione pesa sullo stipendio dei giovani molto più di quanto non avvenga all’estero a parità di professione. Data questa condizione, è chiaro che chi resta non può fare altro che rimanere in famiglia: per qualcuno forse una comodità, ma per quasi tutti certamente una limitazione per un qualsiasi progetto di vita autonoma".
Servono poi nuove imprese. "Se vogliamo che il Paese cresca - conclude Bertin - abbiamo bisogno di nuovi imprenditori e quell’86° posto in quanto ad imprenditorialità giovanile non fa che aumentare le nostre preoccupazioni. Per questo servono interventi specifici sia per il rientro degli italiani e per l’attrazione di talenti dall’estero, sia per promuovere l'imprenditoria fra quanti rimangono nel nostro Paese. Per questo servono strumenti fiscali in grado di abbattere i differenziali salariali con il mercato del lavoro internazionale e incentivi per chi decide di avviare un'impresa".