Attualità di Redazione , 20/05/2025 14:11

Donate ai Musei Eremitani tre opere dell’artista Cesare Laurenti realizzate a inizio ‘900

Opere dell’artista Cesare Laurenti
Opere dell'artista Cesare Laurenti

Donate ai Musei Civici degli Eremitani tre opere del pittore e architetto Cesare Laurenti, parte del grande intervento di decorazione realizzato tra il 1904 e il 1905 all’interno del famoso Albergo Storione.   
A donare le tre opere, tre frammenti sopravvissuti prima alla demolizione dello stesso albergo e poi a un intricata storia di conservazione di quanto salvato dalla distruzione, la Galleria Gomiero di Montegrotto Terme.

La storia  delle decorazioni di Cesare Laurenti per l’Albergo Storione
Nell’ottobre 1903 il Comune di Padova, tramite l’ingegner Peretti che manifestava il desiderio del sindaco Moschini, commissionava al pittore e architetto Cesare Laurenti (Mesola, Ferrara 1854-Venezia,1936), la decorazione degli interni dell’albergo Storione, in un momento in cui gli ambienti del ristorante erano ancora in via di costruzione.
L’artista era reduce da un recente grande successo ottenuto all’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia e, in poco più di due anni con l’aiuto di alcuni collaboratori, mise a punto la decorazione modernista più importante della città, che andò a costituire, nella sala detta del “Tempietto” e nella sala da pranzo, uno degli esempi più notevoli del Liberty nel Veneto.
Sopra un fregio in ceramica si trovava la parte dipinta: sul soffitto era un fitto pergolato di melograni, mentre le pareti, divise da un cornicione in maiolica, vedevano nella parte superiore una teoria di undici figure femminili dagli elaborati ed eleganti panneggi, isolate da tronchi d’albero e collegate tra loro da sinuosi nastri e festoni che reggevano tra le mani lungo l’intero perimetro dell’ambiente. La tecnica di realizzazione era sperimentale, una tempera stesa su gesso con numerosissimi particolari in rilievo. Mostrò presto la sua fragilità, dato che alla fine degli anni venti lo stesso Laurenti dovette provvedere a un primo restauro conservativo.
Nel 1959 l’edificio progettato dagli architetti Lupati e Manfredini era ormai in avanzato stato di degrado e passò in proprietà della Banca Antoniana che, fra 1962 e 1963, procedette alla sua demolizione sostituendolo con quello tuttora esistente di fronte all’Università, ideato dal noto architetto milanese Gio Ponti, attivo in importanti imprese architettoniche in città già fin dagli anni trenta. La decorazione fu staccata e se ne recuperarono circa 300 frammenti, ma la maggior parte sia per la tecnica di realizzazione che per il trauma dello stacco, era ormai in condizioni non più presentabili.  Trenta di questi pezzi, di notevoli dimensioni, montati su pannelli, dopo essere passati per l’Università, furono donati dalla Banca Antoniana ai Musei Civici, che tuttora provvedono alla loro conservazione.

Tre delle teste femminili, due localizzabili originariamente nella decorazione del lato est e un’altra sul lato breve di fondo della sala, furono trattenute a ornamento del salone principale al pianterreno dell’istituto di credito. Del dettagliato lavoro di progettazione sono conservati presso i Musei Civici di Padova, Museo d’Arte Medioevale e Moderna, insieme ai lacerti superstiti, una sessantina di disegni, dono di Anna Laurenti.
A seguito degli accorpamenti bancari che hanno portato quella che era divenuta Banca Antonveneta nelle mani di Monte dei Paschi di Siena, la nuova proprietà oltre che l’edificio, ha alienato alla società Dea Capital di Milano, le opere poste a decorazione della sede che erano state acquisite ancora da Banca Antoniana prima della fusione con Banca Popolare. La società Dea, provvedendo ad altra destinazione per lo stabile (l’Università), ha ritenuto di porre in vendita questo patrimonio d’arte che, dopo complesse trattative, è entrato in possesso della nota Galleria Gomiero di Montegrotto.
Nel considerare l’insieme delle pitture acquisite, la Galleria Gomiero ha vagliato tra le altre opere, che non presentavano legami con il percorso storico artistico di Padova, l’importanza dei tre frammenti di Cesare Laurenti. In considerazione della loro rilevanza, sin dalla stesura del contratto, ha ritenuto che la corretta destinazione dei frammenti fosse il complesso dei Musei Civici-Museo d’Arte Medioevale e Moderna, detentore di quanto rimane di questo straordinario e perduto esempio dell’arte cittadina.
Questo atto di donazione liberale si rivela di particolare significato in un momento in cui tornano a fiorire studi sul primo Novecento a Padova e, in particolare, compare la pubblicazione di una delle più autorevoli studiose cittadine del momento specificamente dedicata a questo nostro perduto gioiello del Liberty. E’ atto di straordinaria importanza che se ne possano salvare, quanto meno, i resti e proporli quale testimonianza, attraverso l’Istituzione, alla memoria collettiva. L’idea è quella di realizzare una apposita sala espositiva al Museo degli Eremitani dove collocare i tre frammenti, conservati con una notevole cornice in ottone realizzata negli anni ’60 del 900, assieme agli altri 30  grandi frammenti conservati dal Museo.