Attualità di Redazione , 09/05/2025 11:02

Le sfide della festa della mamma, con l'età del parto che cresce

Elena Morello
Elena Morello

Festa della Mamma: dall’abbraccio spontaneo dei bimbi piccoli al regalo dei più grandicelli (sponsorizzati dai papà), fino ai mazzi di fiori recisi o alle piante per le mamme un po’ più in là con gli anni da parte dei figli che piccoli non sono più ma per i quali “la mamma è sempre la mamma”. “I fiori per la festa della mamma restano un “must” - dichiara Eleonora Dallan, presidente dei fioristi aderenti a Confcommercio Ascom Padova - e i nostri negozi, in questi giorni, stanno preparandosi al meglio per fornire un prodotto che sia il più personalizzato possibile. Regalare alla mamma un mazzo di fiori o una pianta, infatti, non può essere qualcosa di standardizzato: la mamma ha le sue preferenze e se ne accorgerebbe subito che si è trattato di un “last minute” e non di qualcosa di veramente pensato solo per lei”. Ma la “Festa della Mamma” non è solo celebrazione, è anche occasione per qualche ragionamento sulla condizione delle mamme e, in particolare, sulla maternità e sulle sfide quotidiane che essa comporta. Nei giorni scorsi il decimo rapporto di Save The Children“Le Equilibriste – La maternità in Italia 2025” ha evidenziato come mettere al mondo un figlio equivalga, spesso, a rinunciare a molto altro. In particolare, in Veneto, anche se tre madri su quattro lavorano (ed è un dato superiore alla media del Nord) i problemi esistono. La riprova arriva dal raffronto sull’età media al parto che, per la provincia di Padova, passa dai 30,6 anni dei primi anni del 2000 ai 31,5 del 2024. Senza certezze, si procrastina. In Italia, nell’anno appena passato, è stato raggiunto l’ennesimo minimo storico: 370mila nati, il 2,6% in meno rispetto al 2023 con un indice di natalità a 1,18 figli per donna e in Veneto a 1,20. “D’altra parte - commenta Elena Morello, presidente di Terziario Donna Confcommercio Ascom Padova - l’Italia è 96ª su 146 Paesi per donne occupate, ma ciò che deve far più riflettere è che una donna su cinque abbandona il lavoro dopo la nascita di un figlio. Se poi deve confrontarsi con una disabilità, la percentuale sale al 35%”. Scelte? Quasi mai. A dettare i comportamenti sono la carenza di nidi, di flessibilità, di sostegni. “Non credo sia una rivelazione - continua Morello - sapere che il 96,8% delle dimissioni tra i neogenitori riguarda le donne. Certo, c’entrano atavici stereotipi ma spesso la scelta di rinunciare al lavoro la fa la madre perché il suo reddito è quello più basso della coppia”. Bisognerebbe investire in nidi, ma anche qui, come ha detto nei giorni scorsi la presidente di Assonidi Confcommercio Veneto, Elisa Pisani, l’intervento pubblico è decisamente sottodimensionato rispetto alle necessità. Dunque: festa sì, ma con qualche legittimo interrogativo.