RSA: aumentano le rette. Allarme della Cgil: "Oltre 25 mila euro all’anno per un posto letto"

Negli ultimi giorni giungono agli uffici della Cgil di Padova preoccupanti notizie dai familiari degli ospiti e dalle stesse direzioni delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) di Padova e provincia: c’è allarme a causa dell’aumento significativo delle rette giornaliere per gli ospiti delle strutture. Si parla di un incremento di 4-5 euro al giorno, una somma che si aggiunge a un costo già molto elevato.
Le rette per le RSA del Veneto infatti variano attualmente dai 2.400 ai 3.100 euro al mese, cifre enormi per molte famiglie, spesso costrette a far fronte alle spese per la cura di persone anziane non autosufficienti, talvolta affette anche da patologie gravi come la demenza. Nel 2022, la Regione ha stimato un fabbisogno di 32.676 posti letto, ma ad oggi si riscontra una carenza di ben 1.245 posti letto, lasciando molte famiglie abbandonate a sé stesse. Secondo stime recenti, in Italia la spesa annuale a carico delle famiglie per la non autosufficienza raggiunge i 50 miliardi di euro.
La situazione del Veneto, dove gli over 65 rappresentano il 24% della popolazione, è sempre più critica. “Con l’aumento dell’aspettativa di vita e il conseguente aumento delle cronicità, la crescente solitudine delle famiglie, molti anziani vivono in contesti non adatti alle loro esigenze di mobilità e assistenza, senza un adeguato supporto. Di fronte a questa emergenza, ci si aspettano risposte concrete e urgenti da parte del governo regionale - spiega la Cgil in una nota -. Attualmente, la Regione Veneto integra la retta giornaliera per la parte sanitaria con l’IDR (Impegnativa di Residenzialità), erogando una diaria che varia da 52 a 57,5 euro al giorno, a seconda della complessità dell'ospite. Tuttavia, solo il 75% degli aventi diritto riesce ad accedere a questo contributo. Gli altri, che non ricevono l’IDR, si trovano a dover sostenere costi molto più elevati, che raggiungono anche i 146 euro al giorno”.
Stando a quanto raccolto dal sindacato le direzioni delle RSA giustificano gli aumenti con l’introduzione del nuovo sistema di rendicontazione regionale. Questo sistema di finanziamento (a budget e con la valorizzazione del "case-mix assistenziale") teoricamente dovrebbe bilanciare i costi, ma in realtà finisce per sottostimare i costi effettivi sostenuti dalle strutture residenziali, causando disallineamenti nei bilanci delle RSA, con perdite che ammontano a centinaia di migliaia di euro. Le direzioni sostengono infatti che questa riforma non ha tenuto conto delle specificità delle strutture, che già ospitano un numero elevato di persone con disturbi comportamentali e complesse esigenze assistenziali.
Le organizzazioni sindacali SPI CGIL, FNP CISL e UILP si fanno carico di denunciare questa situazione e chiedono interventi urgenti. In particolare, chiedono alla Regione Veneto di:
Integrare al 100% le impegnative di residenzialità e i fondi destinati alla non autosufficienza, anche attraverso l’introduzione di una tassa di scopo;
Rendere disponibili i 1.245 posti letto mancanti, rispondendo così al fabbisogno reale di assistenza;
Sospendere gli aumenti delle rette nelle RSA e farsi carico direttamente delle spese;
Garantire flessibilità nell’applicazione della Drg. 465/24 per evitare che le famiglie siano costrette a sostenere i costi degli aumenti.
“Le famiglie e gli ospiti delle RSA non possono essere lasciati soli a fronteggiare l’emergenza sanitaria e assistenziale. È necessario un impegno immediato da parte delle istituzioni per garantire un’assistenza adeguata a chi ne ha più bisogno” conclude la nota.

