Affitti, Padova non è una città a buon mercato. L'analisi de 'il Sole 24 ore'

A Padova gli affitti sono sempre più cari e vince la formula di quelli brevi.
La conferma deriva dai dati elaborati dal Sole 24 Ore del Lunedì da Scenari Immobiliari che, con l'obiettivo di confrontare dove e come sia più remunerativo l'immobile "a reddito", cioè non per farne la propria abitazione ma per ricavarci una rendita, ha confrontato una ventina di capoluoghi ad alta concentrazione turistica, universitaria, lavorativa. E tra questi c'è anche Padova.
L'elaborazione dice che Padova non è tra le più care ma nemmeno tra le città più a buon mercato. Partiamo dai valori di mercato, cioè dal valore per l'acquisto di un immobile. Un bilocale in centro a Padova va da 3500 a 6000 euro a metro quadrato, mentre in una zona semicentrale scende da 2100 a 3600. Non sono i valori di Milano (rispettivamente 6100/13250 e 3850/7350) e nemmeno quelli di Venezia (6000/12800 e 3400/6100), però sono valori più alti rispetto, ad esempio, a Verona dove un bilocale va da 3100 a 6000 euro a metro quadrato in centro mentre scende a 1600/3000 in zona semicentrale.
Ovviamente la cifra al metro quadrato si assottiglia se si guarda ai trilocali (3200/5800 in centro e 1900/3400 in zona semicentrale) ed il confronto con Verona (2800/5500 in centro e 1500/2700 in zona semicentrale) risulta ancora a vantaggio (o svantaggio a seconda di come si voglia vedere il fenomeno) della città del Santo che si piazza un po' più avanti.
Ma forse non è tanto questo ciò che in questa sede riveste l'interesse maggiore. Ben più interessante, infatti, è il raffronto relativo ai canoni che possiamo definire "normali", ovvero quelli che sono (a dire il vero sempre meno) a disposizione di famiglie e lavoratori. In questo caso un bilocale in centro va da 750 a 1900 euro mentre se si esce un pochino si può strappare una cifra che va da 600 a 1750 euro. Per un trilocale, invece, servono da 800 a 2000 euro in centro mentre ne bastano - si fa per dire - 750/1850 in zona semicentrale. In questo caso Verona è meno lineare: da 950 a 1500 euro per un bilocale centrale a fronte di 800/1350 euro per uno un po' fuori, cifre che salgono a 1000/1600 per un trilocale in centro e a 850/1400 in semicentro.
Fin qui nessuna sorpresa, come non può sorprendere che due camere a Milano, in centro, possano valere anche 3000 euro di affitto mensili che peraltro non è la cifra maggiore visto che a Venezia centro storico ne possono servire anche 3100.
Ma come si inquadra, in questo contesto, il fenomeno degli affitti brevi? Ovvero: quanto è più conveniente per il proprietario abbandonare l'affitto normale e quello a studenti per passare alla nuova formula sempre più gettonata? I dati del Sole sono, in questo senso, molto significativi. Infatti, il rendimento lordo di un bilocale affittato a Padova col classico 4+4 è pari al 3,9% dell'investimento che scende al 3,6% se l'affittuario è uno studente, per attestarsi al 3,7% se l'affitto è breve. Un trilocale, invece, rende il 3,6% nel 4+4; il 3,2% affittando a studenti; il 3,4% se si opta per l'affitto breve. A Milano, Roma e Venezia le percentuali variano all'insù per tutte le tipologie con punte anche del 5,5% per un bilocale a Venezia affittato "a breve".
"Detta in questo modo sembrerebbe quasi che l'affitto classico renda di più - spiega Silvia Dell'Uomo, presidente degli agenti immobiliari della Fimaa Ascom Confcommercio di Padova - ma non è così nel senso che i dati del Sole 24 Ore assegnano a Padova, per quanto riguarda l'occupazione degli appartamenti in affitto breve, un tempo di 20 settimane l'anno, circa 5 mesi. Però adesso, grazie al traino turistico di Urbs Picta, le settimane sono diventate se non il doppio, quasi, per cui la rendita è decisamente maggiore. C'è poi un altro aspetto - aggiunge la presidente - che nessuno studio o indagine rivela ma che è uno dei fattori del successo degli affitti brevi: per il proprietario i problemi che possono sorgere con gli inquilini (mancati pagamenti e sfratti impossibili da eseguire, danneggiamenti, ecc.) non esistono più e, salvo casi eccezionali (i maleducati ci sono anche fra i turisti) i rischi sono veramente ridotti all'osso".
"Il problema - chiosa il presidente dell'Ascom Confcommercio di Padova, Patrizio Bertin - è che se l'affitto breve non viene regolamentato in maniera che i vantaggi di questo siano patrimonio anche degli affitti a famiglie e lavoratori e a studenti, la città ne patisce le conseguenze: meno residenti significa meno vita sociale, significa chiusura di negozi, significa "disneyficazione", ovvero una città senz'anima. Sono rischi reali che i dati del Sole 24 Ore non fanno altro che confermare per cui è necessario che il governo, su questo tema, sia risoluto. Beninteso: noi non siamo contro il turismo che anzi è una ricchezza. Siamo però contro il disequilibrio che è quello che può creare danni irreparabili".