Attualità di Redazione , 11/07/2024 13:18

Sempre più affitti brevi e sempre meno case per studenti e residenti: allarme dell'Ascom

Affittasi
Affittasi

Serve una legge nazionale, meglio ancora se europea, perché su un argomento così importante com’è la proliferazione degli appartamenti destinati agli affitti brevi (leggasi Airbnb e similari) non si può andare avanti così, per strappi. E non è solo una questione di over turism!.

Patrizio Bertin, presidente dell’Ascom Confcommercio di Padova prende spunto dalla sentenza del Tar della Toscana che, in buona sostanza, mette dei paletti alla legittimità del Comune di Firenze di limitare le locazioni turistiche brevi in area Unesco, cioè in centro. “A dire il vero - continua Bertin - la sentenza nemmeno entra nel merito, ma il problema non è questo, il problema è la sopravvivenza dei nostri centri storici dove una casa in affitto, per un lavoratore o anche per uno studente sta diventando un vero e proprio problema”.
Padova sempre più meta turistica diventa dunque come Firenze? O addirittura come Barcellona? “Non siamo ancora a questi livelli - ammette il presidente di Ascom Confcommercio - però i “sintomi” della malattia ci sono tutti e prevenire, in questo caso sarà necessario perché curare diventa difficilissimo.

A confermarlo è Silvia Dell’Uomo, presidente degli agenti immobiliari di Fimaa Ascom Confcommercio: “L’offerta di appartamenti in affitto si sta sempre più assottigliando. Tanti non rinnovano i contratti e non mancano i “rinnovi impossibili”, come quello che mi è stato sottoposto nei giorni scorsi: da 700 a 1700 euro mensili in un quartiere periferico. Come dire: dovete trovarvi un’altra sistemazione!”.

Ma cosa sta succedendo a Barcellona? Dopo aver spiegato che in città gli affitti sono aumentati di circa “il 70 per cento negli ultimi dieci anni” il sindaco della città catalana, Jaume Collboni, ha annunciato che, di fatto, verranno vietati gli affitti brevi entro la fine del 2028 non rinnovando circa 10mila licenze.  “E’ un modo, drastico ma necessario - aggiunge Bertin - per far tornare sul mercato immobiliare le case a favore di residenti e studenti e, con i residenti e gli studenti, anche i commercianti. Diversamente ci avviamo verso città - Disneyland senz’anima dove l’assenza di negozi e dunque di vetrine accese, apre le porte ad un degrado che diventa questione di ordine pubblico”.

Il problema è che Airbnb quando è nato, proponeva un turismo dove si metteva in affitto la stanza in più, stile couchsurfing. Chi affittava arrotondava le entrate e veniva in contatto con persone.  “Adesso non è più così - calca la mano Bertin - addirittura non c’è più nemmeno chi fa il check-in e il check-out. Certo: a monte c’è anche il legittimo diritto di chi vuole mettere a reddito il suo appartamento ma vorrebbe velocizzato lo sfratto contro i professionisti della morosità. In assenza di questa certezza del diritto è chiaro che uno fa di necessità virtù”. 
Dunque: turismo sì, proprietà privata garantita sì, ma non ad ogni costo. “C’è da tutelare un interesse superiore - chiosa Bertin - ed è quello dell’intera comunità”.