UNA BUONA SETTIMANA con Don Roberto: impariamo a "guardare" con il cuore

Dal Vangelo di Giovanni 9,1-41
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori (…). Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». (…)
Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Una pagina splendida. Un racconto ricco di umanità, di sentimenti, di insegnamenti.
Una lezione di vita. Un invito ad imparare a “vedere”.
Sono tanti i protagonisti del racconto: i discepoli, Gesù, i genitori, i farisei, il cieco. Ognuno “vede” a modo suo.
Innanzitutto ci sono i discepoli che esprimono la mentalità del tempo, cercando un responsabile di quella infermità. «Se è cieco di chi è la colpa?» Invece di vedere una persona che soffre, si pongono interrogativi morali e teologici.
Poi ci sono i genitori. I quali se ne lavano le mani e non fanno nulla per difenderlo. Con un pizzico di ironia rispondono: “Chiedetelo a lui, ha la sua età”.
Non potevano mancare i farisei. Sono coloro che hanno la verità in tasca, che sanno sempre ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. A loro interessa difendere la dottrina, i principi, i valori, non le persone. Chi presume di sapere tutto non imparerà mai.
Il Vangelo ci ricorda che siamo tutti un po’ ciechi.
Tutti abbiamo bisogno di imparare a “vedere in profondità”.
Pensiamo a quante persone incontriamo ogni giorno.
Ognuno di noi, vede o non vede ciò che vuole, ciò che gli interessa.
Gesù ci invita ad uscire da questa logica.
Quando “vede” il cieco, come tutte le volte che incontra chi soffre, fa di tutto per aiutarlo e farlo star meglio. A lui interessa la nostra umanità. Vuole liberarci dalle nostre angosce.
Ma chi è il vero protagonista del racconto?
Non è Gesù, ma il cieco.
Tra i tanti personaggi solo lui, alla fine, incontra la luce.
È proprio la persona più disprezzata, che diventa il modello del vero credente.
Perché? Perché è l’unico che “ha voglia di vedere”.
E’ un mendicante di luce.
E’ cosciente di aver bisogno di qualcuno che lo aiuti.
Non cerca dimostrazioni. Non vuole spiegazioni della sua disgrazia.
Cerca compassione. Cerca amore. È una persona che sa guardare con il cuore.
E’ davvero commovente la reazione di Gesù quando viene a sapere che i farisei quando incontrarono il cieco: «lo insultarono … e lo cacciarono fuori».
Gesù invece andò subito a cercarlo. Ecco lo stile diverso di Gesù.
I “funzionari” della istituzione religiosa, in nome dei principi e delle regole, escludono le persone dalla comunità.
Gesù invece va incontro, aiuta, non abbandona mai.
Offre sempre uno spiraglio di luce. Ti regala sempre una nuova possibilità.
Ti ricorda che … se uno sbaglia … più che di una punizione, ha bisogno di una mano, di un aiuto per ri-cominciare, per ri-nascere.
È sempre un atto d’amore quello che ti aiuta a vivere, che ti dona senso alla vita.
Il Vangelo ci ricorda che possiamo imparare anche a “vedere” il mistero di Dio,
soltanto se impariamo a “vedere”… i nostri fratelli e sorelle che soffrono:
“ero malato….e sei venuto a trovarmi…ero straniero…e mi hai ospitato”.