Attualità di MT , 09/06/2022 10:18

Zanni (centro veneto antiviolenza): "I percorsi per uomini maltrattanti non funzionano" VIDEO

Mariangela Zanni, presidente Centro Veneto Progetti Donne

Dopo il doppio femminicidio di ieri a Vicenza per mano di un bosniaco che poi si è tolto la vita, abbiamo interpellato il centro antiviolenza di Padova dove a chiedere aiuto era stata anche l’attuale compagna dell’omicida, che viveva a Sarmeola di Rubano. 

Fino a ieri solo a Padova sono state 592 le donne che quest’anno hanno contattato il centro dove conoscevano anche la compagna del bosniaco che ieri ha compiuto la strage a Vicenza. Il killer ha sparato e investito l’ex moglie che aveva appena accompagnato i loro figli a scuola per poi fuggire – sempre con la fidanzata a bordo – seminando granate per strada e infine sparando a lei e uccidendosi lungo la tangenziale. Anche lei, che abitava a Sarmeola di Rubano, lascia due figli, uno minore.

Zlatan Vasilijevic, 42 anni, era stato arrestato nel 2019 per maltrattamenti, dal 2021 era uomo libero, di nuovo con affido congiunto dei figli, pena sospesa grazie al percorso per uomini maltrattanti sulla cui efficacia al centro antiviolenza nutrono dubbi. Nel 2021 dei 248 uomini in Veneto seguiti nei corsi il 16% è stato recidivo e il 20% ha interrotto il corso. A fronte delle 3mila donne che hanno chiesto aiuto ai centri della Regione.

Mariangela Zanni, presidente Centro Veneto Progetti Donna, precisa: “Dubito che i percorsi per uomini maltrattanti funzionino, questo caso lo dimostra”. 

“Attualmente dalla Regione – continua Zanni – questi centri ricevono più finanziamenti dei nostri rivolti alle donne vittime di violenza”.

I centri antiviolenza faticano a dare risposta fattiva a tutte le richieste di aiuto, amplificate dai lockdown e dalla pandemia, tante donne chiedono un primo rifugio ma le case per un’accoglienza di emergenza non sono sufficienti.