la Redazione

Torna 'Da Santo a Santo', maratona ciclistica per la ricerca contro i tumori cerebrali

“Quando metti la fatica a disposizione degli altri, le cose diventano più semplici e trovi energie che non t’aspetti”: Fabio Celeghin non ha il fisico da ciclista, “semmai quello del lottatore di sumo” scherza lui. 
In realtà è sempre stato uno sportivo, ma più dalle parti del football americano, al limite della pallavolo… Eppure si sta allenando, proprio in questi giorni, per lungo giro in bici. In solitaria. Lungo lo Stivale. Saranno circa 1.200 chilometri da percorrere in sei tappe, quindi 200 chilometri al giorno, risalendo la Penisola, da Amalfi a Padova. È così ogni anno: termina infatti sempre nella città del Santo la maratona ciclistica ‘Da Santo a Santo’, l’evento di beneficienza del quale Fabio è coprotagonista: perché a spingere sui pedali sarà lui, con la determinazione di una ferrea volontà; ma ogni goccia di sudore sarà dedicata alla memoria del vero protagonista di questa piccola grande impresa, Giovanni Celeghin, ossia suo padre. Obiettivo: raccogliere fondi per finanziare progetti di ricerca scientifica per combattere i tumori cerebrali.

Passo indietro. Giovanni Celeghin è stato un imprenditore brillante e un uomo onesto e generoso. È scomparso nel 2011, a 68 anni, a causa di un glioblastoma multiforme, il tumore al cervello più aggressivo, ancora oggi senza speranza di guarigione. I figli, appunto Fabio e poi Annalisa, hanno subito pensato che al dolore per la perdita del padre dovesse seguire qualcos’altro, ovvero un impegno concreto affinché nessun altro debba, in futuro, trovarsi di fronte a una simile tragica situazione. 
Così, l’anno successivo, hanno creato la Fondazione Giovanni Celeghin, nata proprio per sostenere la ricerca sui tumori cerebrali, che finanzia progetti di ricerca in collaborazione con ospedali e università italiani, con l’obiettivo di individuare nuove strategie terapeutiche e offrire dunque maggiori speranze di guarigione ai pazienti e più serenità alle loro famiglie. “Come stimolare una raccolta fondi partecipata?”, si son chiesti a un certo punto Annalisa e Fabio, che della Fondazione sono rispettivamente presidente e vicepresidente. Certo le classiche cene, certo le serate, certo gli appuntamenti culturali… Ma non bastava, serviva qualcosa che “facesse notizia”, ossia catalizzasse l’attenzione.

È stato il loro papà, indirettamente, a fornir una risposta: lui era un grande appassionato di ciclismo. Così Fabio Celeghin, che oggi ha 51 anni ed è amministratore delegato del gruppo veneto DMO Spa, fondato dal padre, è saltato sul sellino e ha inforcato i pedali: è nata Da Santo a Santo, maratona ciclistica che da allora viene regolarmente organizzata per raccogliere fondi a favore della lotta ai tumori cerebrali. 
Ogni anno si parte da un luogo diverso; ogni anno s’arriva a Padova, la città dei Celeghin; ogni anno i fondi raccolti – circa un milione e 500mila euro nelle prime dieci edizioni che si sono tenute, più altri ulteriori derivati dalle iniziative correlate che la Fondazione organizza durante tutto l’anno – sono destinati, con la massima trasparenza e dietro regolare bando validato da un comitato scientifico, ai progetti che in Italia e anche all’estero si rivelano più promettenti per sconfiggere definitivamente questo brutto male, o comunque per far sì che i tumori cerebrali facciano meno paura.

L’edizione numero undici del Da Santo a Santo partirà il prossimo 27 maggio da Amalfi, toccherà poi in sei tappe Isernia, Roma, Teramo, Perugia e Bologna, per concludersi appunto a Padova, sabato 1° giugno, nel sagrato della Basilica del Santo, come ormai tradizione vuole. “La Fondazione Giovanni Celeghin organizza tanti appuntamenti al fine di conseguire gli obiettivi per i quali è nata – ci spiega Fabio Celeghin – Questo del Da Santo a Santo è certamente l’esempio più noto del nostro impegno, quello che portiamo in tutt’Italia, che fa parlare di noi". Una visibilità che procede chilometro dopo chilometro, nutrendosi del sudore di Fabio: "È un bell’impegno, non c’è che dire. Andare in bici è faticoso, eppure mi piace. Intanto, perché così onoro la memoria di mio padre. Poi, perché ogni mio sforzo è finalizzato a sostenere una giusta causa. E infine perché l’Italia è bellissima, io percepisco l’onore di poter pedalare lungo le strade del nostro Paese, in lungo e in largo, il che mi regala una prospettiva diversa, che non puoi cogliere se vai in auto o in moto o a piedi".