“Alla luce dei miei occhi": la commovente lettera della mamma di Giordano Sanginiti
Giordano Sanginiti è morto sabato 4 febbraio in un tragico incidente lungo la SR308 mentre era in sella alla sua moto. Il giovane ha perso la vita mentre percorreva il cavalcavia in prossimità dell’uscita per Bragni-Bagnoli, al confine tra i comuni di Cadoneghe e di Campodarsego, dopo aver perso il controllo della sua moto Guzzi a causa di una buca sull’asfalto totalmente dissestato.
Domani, sabato 11 febbraio, alle 10.00, verrà celebrato il funerale nel giardino di villa Belvedere, a Mirano, la città dove è nato e risiedeva con la sua famiglia – mamma Elena, papà Antonio, la sorella Emma e il fratello Lorenzo -.
Oltre ai tanti amici e conoscenti, saranno presenti anche gli Scout con divise e bandiera, i Bikers, rappresentanti del Cai (il ragazzo era appassionato di montagna e amava in particolare la zona di Forni di Sopra, in provincia di Udine, la località dove la famiglia ha una casa), gli ex compagni di scuola delle superiori e gli insegnanti e i compagni della Facoltà di Medicina dell’Università di Padova, che frequentava; sono attesi anche una delegazione dell’Uaar, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti, Associazione molto cara alla famiglia Sanginiti, il sindaco di Mirano, Tiziano Baggio, e una rappresentanza del consiglio canale cittadino. Tutti parteciperanno portando un fiore bianco.
Questa la lettera che Elena, la mamma, leggerà domani in occasione dell’ultimo saluto. “‘Luce dei miei occhi’, ti ho sempre chiamato così sin dal primo momento. Col bacio del mattino o quello della sera e ogni volta che mi capitavi a tiro e ne approfittavo per un abbraccio estemporaneo, una carezza o una bonaria pizzicatina.
Il giorno prima che tu te ne andassi abbiamo avuto la fortuna di pranzare tutti e cinque insieme – e di ridere di gusto. Quando dopo un paio d’ore io e papà eravamo in partenza tu hai sceso di corsa due rampe di scale per salutarci abbracciandoci stretti, ben sapendo che la strada poteva essere un pericolo anche per noi.
Ci siamo salutati bene. E questo mi consola.
Mi consola anche pensare a quante piccole casualità abbiano dovuto combaciare perfettamente perché tu arrivassi fino a noi: l’Universo intero ha reso possibile questo breve, ma intenso, incontro. Sei stato, con Emma e Lorenzo, il dono più grande che la Vita ci abbia fatto. E io sono colma di gratitudine.
Nonostante il dolore grande – che si attenuerà, ma ci accompagnerà fino all’ultimo respiro – continuo a pensare che restiamo una famiglia fortunata: perché siamo una squadra affiatata e unita, legata da un amore profondo. E questo ci rende forti, in grado di superare qualsiasi prova stringendoci di più.
Io so, perla rara, che non ti rivedrò mai più e questo “mai più” fa un male indicibile. Mi fa gridare la carne, soprattutto se penso che tutto questo poteva essere evitato. Con poco.
Ogni volta che rombando uscivi di casa, strillando forte il mio “Stai attento per strada”, mettevo in conto che potevi non tornare. Tuttavia, siccome ti sei sempre dimostrato serio e responsabile ho scelto di accettare il rischio, di lasciarti la possibilità di fare quel che amavi per rispetto di te, mettendo i tuoi desideri davanti alla mia angoscia. Non ho mai voluto limitarti, anzi. Stessa cosa quando partivi per l’amata montagna: una volta che ero certa che sarebbero state attuate tutte le misure di sicurezza del caso, ti lasciavo libero di andare e in cuor mio ti salutavo.
Abbiamo goduto della tua sorridente e rasserenante presenza per ventuno, straordinari, anni. Ci hai dato tanta gioia, tanta soddisfazione e meritato orgoglio. E anche se il violino si è rotto la sua musica continuerà ad aleggiare dentro e fuori di noi.
Torneremo a essere capaci di restare incantati per tutta la bellezza che ci circonda. Il sole scalderà ancora. Tu adesso sei un puntino di luce fermo al 4 Febbraio 2023, mentre noi, un passo alla volta, andremo avanti e recupereremo la nostra serenità in un equilibrio nuovo. Diventerà abitudine preparare la tavola con quattro piatti e quattro bicchieri.
Io, noi, siamo grati a tutti coloro che in questi giorni hanno voluto manifestare la loro sincera e accorata vicinanza – uno tsunami di affetto caldo e dolce – a tutti coloro che ti hanno conosciuto e voluto bene e a quanti hanno contribuito, pezzetto dopo pezzetto, a comporre la bella e solida persona che eri.
Mi rincuora sapere che qualche piccola parte di te camminerà ancora su questa terra anche se su altre gambe. La generosità vera ripaga di per sé con infinita beatitudine e non richiede altri compensi.
E’ stato magnifico, aldilà di ogni aspettativa. Peccato sia finita così e così presto. Non arriverà mai il giorno della tua laurea, non ti vedrò mai sposato, né potrò cullare in braccio i tuoi cuccioli. Una banalissima buca – la pericolosità della quale era ampiamente nota – ha rubato il nostro promettente futuro.
Stai tranquillo, Gio mio, ce la faremo. Nel caso in cui esista la remota possibilità che tu ci possa osservare da dietro un vetro faremo in modo – per il bene che ti vogliamo – che tu possa rallegrarti di vederci esattamente come avresti voluto. Staremo bene.
Ti abbiamo immensamente amato. E ti ameremo sempre. Addio mio caro. Addio “Luce dei miei occhi””.