la Redazione

Incidente i Croazia, 20enne padovano perde la vita. La famiglia non sa nulla di ufficiale

Tranquilla mamma, tutto a posto, stiamo tornando: ci vediamo stasera”. Sono le ultime parole che Andrea Bellingardo ha scambiato con la madre mezzora prima del tragico incidente avvenuto in Croazia che l’ha strappato, a non ancora vent’anni (li avrebbe compiuti il 20 agosto, ndr), all’affetto dei suoi cari, che non sanno capacitarsi dell’accaduto, che finora non hanno ricevuto alcuna notizia ufficiale sulla dinamica dei fatti da parte delle autorità e il cui primo obiettivo, adesso, è quello di riportare a casa il loro ragazzo.

A rendere ancora più difficile la situazione per i genitori del giovane di Piove di Sacco, Marina e Massimo, e per la sorella maggiore Beatrice (Andrea ha lasciato anche le due nonne), il fatto che il dramma si sia consumato oltre confine, in un altro Paese, la Croazia, a centinaia di km di distanza da casa, lungo la Statale DC-106 appena fuori della città di Pag, nell’omonima isola. 
Andrea e altri sette amici, tutti residenti nella Saccisica e nella vicina Riviera del Brenta, stavano rientrando da una settimana di vacanza in Croazia, distribuiti equamente su due auto: lunedì primo agosto il diciannovenne avrebbe dovuto iniziare un contratto di apprendistato nella falegnameria-mobilificio di Brugine dove aveva già svolto il tirocinio.
All’improvviso, per cause oggetto dell’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore distrettuale di Zara, la Renault Clio condotta da Bellingardo, dove viaggiavano altri tre coetanei, si è scontrata frontalmente con un’Opel con targa croata guidata da un cittadino francese di 52 anni e, non bastasse, dopo il primo urto è stata successivamente tamponata anche dalla Mercedes Classe A che la seguiva con a bordo gli altri quattro ragazzi del gruppo. Una serie di impatti e carambole che sono costate la vita ad Andrea. “Una delle poche cose che sappiamo finora è che con ogni probabilità mio figlio sarebbe deceduto sul colpo” spiega mamma Marina, distrutta da un dolore senza fine, ma sollevata quanto meno dal fatto che non ci siano state altre vittime: una ragazza della comitiva si trova ricoverata in serie condizioni e tenuta in coma farmacologico all’ospedale di Zara, ma non correrebbe pericolo di vita.

Ho sentito mio figlio alle 11.36 di sabato, per telefono: era una po’ stanco dopo una settimana intensa di vacanza, ma stava bene – racconta la mamma – “Stai tranquilla, è tutto ok, abbiamo evitato la coda facendo il giro per il ponte: ci vediamo stasera” mi ha detto”. Poco più di mezzora dopo, invece, lo schianto. “Lo abbiamo saputo subito, ci ha chiamato la mamma di uno degli altri ragazzi, alle 12.30 eravamo già in macchina e avevamo raggiunto la Croazia, ma poi ci hanno spiegato che la salma era sotto sequestro, che non avremmo potuto vederlo e che prima di lunedì non avrebbero fatto nulla: non c’è rimasto che tornare indietro. A tuttora non sappiamo nulla di ufficiale sull’accaduto” prosegue mamma Marina: proprio per fare piena luce sull’incidente e per essere assistiti, i genitori del ragazzo, attraverso i consulenti legali Riccardo Vizzi e Alessia Paccagnella, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che si è subito attivata per monitorare lo stato delle indagini e del procedimento con le autorità croate.

Attraverso il console italiano a Zara, con cui i familiari e Studio3A sono in costante contatto, si è tuttavia potuto apprendere che l’autopsia sulla salma del giovane è già stata effettuata nel pomeriggio di lunedì primo agosto all’ospedale di Zara, “per cui adesso – conclude la mamma – la nostra speranza è di ottenere quanto prima il nulla osta per poter andare e prendere e riportare a casa il nostro ragazzo. Almeno questo”.