la Redazione

Affitti brevi, arriva il Codice Identificativo Nazionale per combattere il 'sommerso'

Ancora qualche mese, poi tutte le strutture ricettive dovranno disporre del proprio codice identificativo (CIN).
Entro il 1° settembre, infatti, dovrà essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’avviso che attesterà l’attivazione della banca dati nazionale e, a quel punto, entro due mesi, tutte le strutture, dai bed and breakfast agli alberghi, passando per ostelli, motel, agriturismo, villaggi, campeggi e rifugi alpini, dovranno essere in regola col pacchetto di regole anti-sommerso messo a punto dal governo a fine 2023. A partire dalle norme sulle sanzioni che sono piuttosto salate: da 800 a 8mila euro per chi propone in locazione una struttura senza CIN e da 500 a 5mila euro per chi non utilizza il CIN negli annunci. “E’ un passo avanti - commenta la presidente di Padova Hotels Federalberghi Ascom Confcommercio, Monica Soranzo - per l’identificazione di chi opera nel campo degli affitti brevi, però non è ancora sufficiente”.

Ed il perché è presto detto: nonostante questa stretta che, finalmente, dovrebbe riuscire a smascherare i furbetti che, fuori da qualsiasi regola ed in totale assenza di tassazione (a cominciare dalla tassa di soggiorno), propongono alloggi in affitto, resta pur sempre la possibilità di affittare più di un locale senza per questo essere assoggettati a tutte le norme di una qualsiasi attività imprenditoriale. “E questo è un limite non proprio banale - continua Soranzo - perché se è vero, come è vero (fonte Federalberghi nazionale), che il 70% di quanti gestiscono queste attività lo fanno con due o più alloggi, allora significa che solo un residuale 30% mette a disposizione il proprio alloggio come forma di integrazione al reddito. A nostro giudizio quel 70% svolge attività imprenditoriale e sarebbe giusto che fosse sottoposto alle decine di regole alle quali siamo sottoposti noi albergatori, non solo di ordine fiscale”.

Suscita infatti qualche perplessità il fatto che la norma preveda l’obbligo di dotarsi di dispositivi per la rilevazione di gas combustili e di monossido di carbonio funzionanti, oltre che di estintori portatili, ma preveda sanzioni in caso di mancanze solo per chi esercita l’attività turistica in forma imprenditoriale.
Insomma, si va nella direzione giusta ma servirebbe un po’ più di coraggio. Anche perché, come ha spesso documentato l’Ascom Confcommercio in questi mesi, la proliferazione degli affitti brevi sta condizionando pesantemente la vivibilità stessa delle città, sottraendo alloggi agli affitti normali e dunque limitando fortemente la residenza e, a cascata, il tessuto commerciale.